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: : Sabato 12 Giugno 2004 : :
MICHELANGELO
Il rinascimento maturo: la sepoltura di Giulio II e la Volta Sistina
La comprovata abilità e il riconosciuto prestigio procurano a Michelangelo un ruolo di primo piano nella Roma di Giulio II: mecenate illuminato, papa della Rovere gli affida la realizzazione della propria sepoltura. Interpretando le ambizioni del pontefice, il Buonarroti lavora alacremente a un monumentale mausoleo di ascendenza classica che avrebbe dovuto trovare collocazione all’interno del nuovo San Pietro di Donato Bramante. Isolato su tutti i lati, articolato su tre livelli secondo un andamento piramidale e corredato di un apparato scultoreo estremamente ricco, tutto dedicato alla celebrazione delle virtù del pontefice, l’imponente organismo avrebbe costituito la più importante impresa scultorea del rinascimento maturo.
La dedizione del Buonarroti non trova un corrispettivo nelle preoccupazioni del pontefice, oramai volte alla ricostruzione della basilica vaticana. Sdegnato, Michelangelo abbandona Roma con il proposito di non farvi ritorno, ma le insistenze sono talmente pressanti da indurlo a raggiungere Giulio II a Bologna e a effigiarlo in una statua bronzea (andata perduta) per la facciata di San Petronio.
Pur essendo fortemente restio ad assumere incarichi come pittore, ma forse confidando in un ripensamento a proposito della sepoltura, Michelangelo accetta di affrescare la volta della cappella fatta costruire nel secolo precedente da Sisto IV nei palazzi vaticani. Forse a causa dei danni provocati da una profonda crepa, nel 1508 si decide di sostituire il quattrocentesco cielo stellato di Pier Matteo d’Amelia con quella che si rivelerà una delle opere capitali della pittura occidentale. Abbandonati come "cosa povera" gli iniziali propositi di raffigurarvi gli apostoli e una semplice partitura geometrica, il Buonarroti elabora un progetto di grande complessità concettuale e iconografica, alla cui realizzazione lavora fino al 1512. L’intento di stabilire una continuità tematica con gli affreschi del registro mediano della cappella, realizzati fra il 1483 e il 1485 dai principali artisti umbri e toscani del periodo, induce Michelangelo a scegliere personaggi ed episodi biblici - con qualche concessione al mondo dei pagani precedenti l’incarnazione di Cristo.
Sfruttando la reale conformazione della cappella, Michelangelo organizza la rappresentazione pittorica in tre registri sovrapposti (la volta in senso proprio, le vele e i pennacchi, le lunette).
La volta è costruita pittoricamente mediante un solido telaio architettonico che ne divide in scomparti la superficie. La porzione centrale è dedicata al libro della Genesi, fondamento della rivelazione cristiana: nove episodi, alternativamente grandi e piccoli, illustrano i nodi salienti della creazione del mondo, dell’uomo e la nascita del peccato. Elemento di raccordo rispetto alle scene più piccole sono gli Ignudi, atletiche figure che, in coppia, reggono i medaglioni bronzei su cui sono incise altre storie bibliche.
La fascia laterale, che corre intorno a quella centrale come una banda continua, ospita la ricca galleria dei Veggenti, sette Profeti e cinque Sibille assisi negli scranni e assorti negli atteggiamenti più vari. Nelle vele e nelle sottostanti lunette sono raffigurati gli antenati di Cristo, mentre i pennacchi raccontano le miracolose salvazioni di Israele (Giuditta e Oloferne; David e Golia; il serpente di bronzo; la punizione di Aman).
L’immane impresa, condotta pressoché in solitudine su di una speciale impalcatura, consacra definitivamente il mito del divino Michelangelo. Ispirate a un ideale di bellezza androgino e ammantate di una dignitas classica, le possenti figure della volta celebrano un’umanità altera e orgogliosa, in cui la perfezione della forma è diretta emanazione di un elevato status morale. Sotto molteplici aspetti l’opera michelangiolesca diverge dalla concezione rinascimentale dell’arte intesa come mimesi del reale. La sintesi formale e narrativa, l’impronta antinaturalistica del colore (riscoperto con tutta la sua forza in occasione dei recenti, dibattutissimi restauri) e soprattutto la mancanza di una concezione unitaria della prospettiva e delle fonti di luce annullano il potenziale illusionistico della rappresentazione. norxshop.com
Le commissioni medicee a Firenze
La restaurazione della Signoria nel 1512 e l’elezione del cardinale Giulio de’ Medici al soglio pontificio nel 1523 con il nome di Clemente VII creano a Firenze le condizioni ideali per una fertile stagione di mecenatismo. Pur essendo privo di una consolidata esperienza come architetto, il Buonarroti si afferma come protagonista assoluto dei lavori relativi alla chiesa medicea di San Lorenzo, costruita nel secolo precedente da Filippo Brunelleschi.
Dopo essersi cimentato nella progettazione della facciata (1515-1520) con un disegno che voleva essere "d’architettura e di scultura lo specchio di tutta Italia", nella cosiddetta Sacrestia Nuova (1520-1534) Michelangelo porta a ulteriore maturazione il problema del rapporto fra struttura architettonica e apparati decorativi. Pur impiegando la tradizionale bicromia fiorentina nella scansione delle superfici, replicando pedissequamente la planimetria centralizzata della brunelleschiana Sacrestia Vecchia, la cappella funeraria di Giuliano duca di Nemours e di Lorenzo duca di Urbino si discosta dalla serena concezione quattrocentesca. Lo sviluppo verticale del vano cupolato e soprattutto la singolare decorazione dei partiti architettonici compromettono l’ortodossia della sintassi classicista, aprendo la strada allo sperimentalismo manierista.
Non meno rilevanti a questo proposito sono le rappresentazioni allegoriche delle fasi del giorno (il Crepuscolo e l’Aurora; il Giorno e la Notte), affascinanti figure adagiate in equilibrio precario sui sarcofagi dei defunti, e l’incompiuta Madonna con il Bambino, caratterizzata da un’accentuata quanto innaturale torsione del corpo nudo del piccolo.
Fin dal 1519 i signori di Firenze intendono finanziare la costruzione di una biblioteca che ospiti il ricco patrimonio librario messo insieme da Cosimo il Vecchio e incrementato da Lorenzo il Magnifico. Iniziati solo nel 1523, in concomitanza con la successione di Clemente VII al soglio di Pietro, i locali vengono ubicati nel complesso conventuale della Chiesa di San Lorenzo. Trattando l’architettura con la sensibilità dello scultore, soprattutto nel ricetto Michelangelo crea un ambiente di estremo fascino, tutto pervaso dalla dinamica tensione di forze in movimento. Il modellato plastico delle pareti del vano e della straordinaria scalinata che ne invade lo spazio segna il trapasso a quella concezione "cinetica" dell’architettura che contraddistingue le opere della maturità del maestro (Ackerman 1968).
Quando nel 1527 i Medici vengono cacciati da Firenze Michelangelo non esita a schierarsi con i repubblicani. Già membro dei Nove della Milizia, nel 1529 egli è nominato procuratore generale delle fortificazioni; in questa veste attende alla progettazione delle strutture difensive provvisorie della città. Realizzati solo in minima parte, i disegni di Casa Buonarroti sono caratterizzati da un segno vigoroso che dà corpo a una straordinaria visione "organicista" dell’architettura (B. Zevi).
Accolto nuovamente presso la corte medicea malgrado il tradimento consumato, dopo aver ripreso i lavori delle architetture già iniziate, il Buonarroti lascia definitivamente Firenze per Roma nel 1534.
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