Deriva dell'Allocazione di Asset: Passive vs Active Management nel Tempo

Deriva dell'Allocazione di Asset: Passive vs Active Management nel Tempo
Linda Ricci 13 settembre 2025 0 Commenti

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Cosa significa la deriva?

La deriva dell'allocazione di asset è il cambiamento non intenzionale nella composizione del tuo portafoglio, causato dalla crescita diversa degli asset. Ad esempio, se le azioni salgono più velocemente rispetto alle obbligazioni, diventeranno automaticamente una parte più grande del tuo portafoglio, anche senza alcun intervento. isrameds.com

Attenzione: La deriva può portare a un profilo di rischio molto diverso rispetto a quello che hai pianificato inizialmente. Un portafoglio che dovrebbe essere conservatore potrebbe diventare aggressivo senza che tu te ne accorga.

Molte volte i fondi attivi subiscono una deriva significativa (fino al 3,2% all'anno), mentre i fondi passivi mantengono una deriva molto più piccola (meno dello 0,5% all'anno).

Immagina di aver costruito un portafoglio perfetto per te: 60% azioni, 30% obbligazioni, 10% liquidità. Lo hai fatto con cura, in base al tuo profilo di rischio, ai tuoi obiettivi, alla tua età. Poi, dopo due anni, ti accorgi che le azioni sono diventate l’80% del tuo portafoglio. Le obbligazioni? Sono scese al 15%. Non hai fatto nulla. Non hai comprato azioni. Non hai venduto obbligazioni. Eppure, il tuo portafoglio non è più il tuo portafoglio. Questo si chiama deriva dell’allocazione di asset. E non è un errore di calcolo. È un fenomeno reale, costante, e spesso invisibile.

Perché l’allocazione deriva? La verità che nessuno ti dice

La deriva non accade perché sei stato negligente. Accade perché i mercati si muovono. Alcuni asset salgono, altri scendono. E quando un’azione cresce del 40% in un anno, diventa automaticamente una parte più grande del tuo portafoglio. Se non fai nulla, il tuo portafoglio si sposta da solo. Questo è il naturale effetto della crescita differenziale.

Ma qui entra in gioco la differenza tra gestione attiva e passiva. Nella gestione passiva, il tuo fondo semplicemente replica un indice. Se l’S&P 500 pesa il 30% di Apple, il tuo fondo pesa il 30% di Apple. Se Apple sale, il peso aumenta. Ma il fondo non fa nulla. Non compra di più. Non vende. Non cerca di prevedere. Il tuo portafoglio deriva, ma in modo prevedibile, trasparente, e controllabile.

Nella gestione attiva, invece, qualcuno decide. Un gestore compra azioni che crede siano sottostimate, vende quelle che crede siano sovrastimate, cambia settori, cambia dimensioni delle aziende, cambia paesi. E questo è il problema. Il gestore potrebbe iniziare con un fondo di grandi aziende americane. Ma dopo tre anni, il 60% del fondo è in piccole aziende tecnologiche asiatiche. Non è più lo stesso fondo. È un altro portafoglio. E tu non l’hai scelto. L’hai solo pagato.

La prova: quanto deriva davvero?

Non è teoria. È dati. Uno studio di Morningstar del 2022 ha analizzato oltre 1.200 fondi attivi negli Stati Uniti. Il risultato? Il 68% ha mostrato una deriva significativa nel corso di cinque anni. In pratica, due fondi su tre non facevano ciò che promettevano di fare.

Il problema si vede chiaramente con la tracking error: la misura di quanto un fondo si discosta dal suo benchmark. I fondi passivi hanno una tracking error media di 0,5% all’anno. I fondi attivi? 3,2%. Per i fondi di piccole aziende, la deriva arriva a 4,6%. Cioè: il tuo fondo “small-cap value” ha un comportamento più simile a un fondo “growth tecnologico” che al suo stesso indice.

E non è solo un problema di performance. È un problema di rischio. Se hai costruito un portafoglio conservatore con obbligazioni e grandi aziende, e ti ritrovi con un 70% in azioni speculative, non sei più conservatore. Sei aggressivo. E non lo sai nemmeno.

Perché i gestori attivi deriva? La verità scomoda

Non è colpa della malafede. È colpa della struttura. I gestori attivi sono pagati per fare qualcosa: battere il mercato. E quando un settore va bene, la tentazione è forte: “Perché non mettiamo più denaro qui?”. Il problema è che il mercato non è un gioco a somma zero. Il gestore non guadagna perché il tuo portafoglio funziona. Guadagna perché il fondo cresce in dimensioni. E per farlo, deve attrarre nuovi investitori. E per attrarre nuovi investitori, deve avere performance eccezionali. E per avere performance eccezionali, deve prendere rischi che il tuo piano non prevedeva.

Un esempio reale: nel 2021, molti fondi “large-cap blend” (grande azienda, equilibrio) avevano oltre il 35% in azioni tecnologiche. Non perché fosse il loro mandate. Ma perché quelle azioni salivano. E il gestore, per non sembrare indietro, ha seguito la folla. Non hai avuto un fondo equilibrato. Hai avuto un fondo tecnologico. E quando il settore è crollato, il tuo portafoglio è crollato con lui. Senza che tu avessi mai deciso di farlo.

Due portafogli: uno ordinato e ripetitivo, l'altro caotico e in cambiamento, rappresentati in stile Bauhaus.

La gestione passiva: la soluzione semplice che funziona

La gestione passiva non cerca di battere il mercato. Cerca di essere il mercato. E questo la rende incredibilmente stabile. Un fondo che replica l’S&P 500 ha una tracking error di 0,3%. Un fondo che replica il mercato globale ha una deriva di meno dello 0,6% all’anno. Non è perfetto. Ma è prevedibile. E tu sai esattamente cosa hai.

Non devi fidarti di un gestore. Non devi leggere rapporti annuali per capire se il tuo fondo ha cambiato strategia. Non devi chiederti: “Questo è davvero il fondo che ho scelto?”. Con i fondi passivi, la risposta è sempre la stessa: sì.

La loro forza? Costi. I fondi passivi hanno costi medi dello 0,04% l’anno. I fondi attivi? 0,78%. Questo significa che ogni anno, su un portafoglio da 100.000 euro, i fondi attivi ti costano 780 euro in più. E non ti danno niente in cambio. Perché? Perché il 89% dei fondi attivi di grandi aziende ha perso rispetto all’indice negli ultimi 10 anni.

Quando la gestione attiva può funzionare

Non è tutto nero. Ci sono aree dove la gestione attiva ha senso. Nei mercati meno efficienti. Dove l’informazione non è immediatamente disponibile. Dove il prezzo non riflette subito il valore reale.

Le piccole aziende. I mercati emergenti. Le obbligazioni ad alto rendimento. In questi settori, un buon gestore può trovare opportunità. Uno studio del 2023 ha mostrato che il 70% dei fondi attivi di piccole aziende ha battuto il proprio indice. Il 60% dei fondi obbligazionari attivi ha superato i passivi. Perché? Perché in questi mercati, la ricerca conta. Un gestore che capisce una piccola azienda cinese o un’obbligazione di un paese emergente può trovare valore dove il mercato non lo vede.

Ma qui sta il trucco: non puoi affidarti a un gestore attivo per il 100% del tuo portafoglio. Devi usarlo solo dove serve. Come un chirurgo, non come un medico di base.

Una persona che dorme accanto a un portafoglio stabile mentre il mercato impazzisce intorno, in stile Bauhaus.

La strategia migliore: il 70/30

La soluzione più intelligente non è scegliere tra passivo e attivo. È usarli insieme.

Prendi il 70-80% del tuo portafoglio e mettilo in fondi passivi: un fondo totale mercato USA, uno globale, uno obbligazionario. Questo è il tuo “core”. Stabile. Prevedibile. Economico. Non deriva. Non cambia. È il tuo ancore.

Prendi il 20-30% e usalo per esposizioni specializzate dove l’attivo può fare la differenza: piccole aziende, mercati emergenti, obbligazioni high-yield. Scegli fondi attivi con un track record lungo, costi bassi, e trasparenza. Controlla ogni anno che non abbiano deriva. Guarda le loro posizioni. Confrontale con il benchmark. Se il fondo che promette “value” ha il 50% in growth, cambialo.

Questa è la strategia usata dal 68% dei consulenti finanziari nel 2024. Non perché sia complicata. Ma perché funziona.

Come controllare la deriva (e non farti ingannare)

Se hai fondi attivi, devi controllarli. Non puoi affidarti alla fiducia. Devi misurare.

  • Guarda le prime 10 posizioni del fondo ogni trimestre. Sono diverse da quelle del benchmark? Se sì, c’è deriva.
  • Usa lo style box di Morningstar. Ogni anno, controlla dove il tuo fondo si trova. Se si sposta da “large value” a “small growth”, è deriva.
  • Chiedi il rapporto di esposizione ai fattori. Se il tuo fondo ha un R-squared inferiore a 0,85 rispetto al suo benchmark, significa che non segue quasi per niente l’indice. È un fondo attivo. Ma non quello che pensavi.
  • Controlla i costi. Se paghi 1% l’anno e il fondo ha un R-squared di 0,7, stai pagando per un indice. E lo stai pagando male.

La deriva non è un incidente. È un errore di progettazione. E l’unico modo per evitarla è sapere cosa hai, e perché lo hai.

La verità finale: l’allocazione conta più dei fondi

Uno studio accademico del 1986 ha dimostrato che il 90% dei rendimenti di un portafoglio dipende dall’allocazione degli asset. Non dai fondi che scegli. Non dai gestori che assumi. Dalla percentuale di azioni, obbligazioni, liquidità che decidi di avere.

La deriva ti ruba questo. Ti porta via la tua strategia. Ti fa diventare qualcun altro. E tu non te ne accorgi.

La soluzione non è cercare il gestore perfetto. È costruire un portafoglio che non abbia bisogno di un gestore. Che si mantenga da solo. Che non cambi. Che tu sappia esattamente cosa contiene. E che tu possa dormire tranquillo, anche quando il mercato impazzisce.

La gestione passiva non è la scelta più eccitante. Ma è l’unica che ti protegge da te stesso.

Cos’è la deriva dell’allocazione di asset?

La deriva dell’allocazione di asset è il cambiamento non intenzionale nella composizione del tuo portafoglio, causato dalla crescita diversa dei vari asset. Ad esempio, se le azioni salgono molto, diventano una parte più grande del tuo portafoglio, alterando il tuo piano originale di rischio e rendimento.

La gestione passiva evita la deriva?

Sì, ma non la elimina. La gestione passiva mantiene la deriva entro limiti molto ristretti (meno dello 0,5% all’anno) perché replica un indice. Non fa scelte soggettive. La deriva avviene solo per effetto dei movimenti di mercato, non per decisioni del gestore.

Perché i fondi attivi hanno più deriva?

Perché i gestori attivi prendono decisioni soggettive: comprano e vendono titoli, cambiano settori, si spostano tra grandi e piccole aziende. Queste scelte, anche se fatte con buone intenzioni, spostano il portafoglio lontano dall’obiettivo iniziale. Uno studio del 2022 ha mostrato che il 68% dei fondi attivi ha subito deriva significativa in cinque anni.

Come so se il mio fondo ha subito deriva?

Controlla tre cose: 1) Le prime 10 posizioni del fondo rispetto al benchmark; 2) La posizione nello style box di Morningstar (deve rimanere nella stessa casella); 3) Il R-squared rispetto al benchmark (se è sotto 0,85, c’è deriva). Se il tuo fondo “value” ha il 50% in tecnologia, qualcosa non va.

Devo rebalancing anche con i fondi passivi?

Sì. Anche se i fondi passivi non deriva per scelta del gestore, i mercati fanno deriva. Se il tuo piano è 60/40 e diventa 70/30, devi vendere azioni e comprare obbligazioni per tornare al tuo obiettivo. Il rebalancing non è opzionale: è la chiave per mantenere il tuo profilo di rischio.

La gestione attiva vale la pena?

Solo in mercati inefficenti: piccole aziende, mercati emergenti, obbligazioni high-yield. E solo se il gestore ha un track record lungo, costi bassi, e trasparenza. Per il resto del portafoglio, la gestione passiva è più affidabile, più economica, e più prevedibile.