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1. Introduzione
Generalmente parlando, con la parola Artistica nel contesto scolastico stiamo parlando di Disegno, eccetto rari casi, quindi da non confondere con Arte, disciplina molto più ampia che non si limita al solo disegno). Parliamo quindi di Educazione Artistica o meglio ancora, "disegno artistico".
Il Disegno Artistico non è che la delineazione di una forma, su una superficie generalmente piana, ottenuta con linee, colori o ombreggiature e che rappresenta oggetti reali o immaginari, oppure composizioni astratte. I disegni possono essere eseguiti a pastello, gessetto, carboncino, punta metallica, penna o matita, oppure combinando tecniche diverse.
Il disegno artistico, a mano libera, si distingue dalle molte forme di disegno tecnico o meccanico (utilizzato ad esempio nella progettazione ingegneristica) per l’intrinseca qualità espressiva e per il prevalere dell’istanza estetica rispetto a ogni altro piano di significazione. Si intende che, sia di fronte alle opere dell’era contemporanea, sia per quanto riguarda i monumenti dei secoli passati, il riconoscimento che si dà oggi alla valenza artistica del disegno può non corrispondere agli obiettivi originari dell’autore (si pensi agli schizzi di anatomia di Leonardo, o alle tavole di tanti illustratori scientifici).
2. Disegno a Mano Libera
Disegnare soggetti reali significa riprodurre graficamente le impressioni ricevute dall'occhio. Ma poiché è impossibile presentare su una superficie bidimensionale tutti i tratti e gli aspetti visibili di un oggetto o di un essere vivente, l'arte del disegno consiste essenzialmente nel fornire suggestioni e nello stimolare lo spettatore a completare in modo soggettivo quanto manca nella rappresentazione. La scelta, da parte dell’autore del disegno, di cosa raffigurare o invece omettere dipende da una sensibilità visiva che si acquisisce col tempo e con l'esperienza.
Gli stili, le correnti e le scuole di disegno si distinguono in base ai modi in cui vengono superati i limiti intrinseci alla tecnica. Gli artisti di alcuni movimenti o tradizioni tracciano solo le linee di contorno o quelle fondamentali per la composizione. Il potere della linea pura, anche se priva di colore, di definire diversi volumi o modellati oppure di esprimere i dettagli più minuti è magistralmente illustrato dall'arte cinese e giapponese. Le scuole occidentali si sono invece concentrate sulla resa delle gradazioni di luce e ombra, raggiungendo spesso risultati notevoli.
Con il bianco e nero si può giungere persino a suggerire la complessità cromatica del soggetto: i disegni di Raffaello, Leonardo da Vinci e Michelangelo sono capolavori in cui risalta sia la purezza, il vigore e la delicatezza delle linee, sia la perfetta resa delle forme mediante il chiaroscuro. canadadrugcenter.com
3. Tecniche del Disegno Nel disegno dal vero, solitamente l'artista prima osserva con attenzione il soggetto da rappresentare e quindi compie uno schizzo, tracciando le linee strutturali, i contorni e le masse. Nello schizzo l'immediatezza della prima impressione raccolta dall'artista prevale sull’intento di raggiungere un elevato grado di finitezza. In un secondo tempo possono venire aggiunti i particolari più significativi, apportate le correzioni e, per ultimi, inseriti i dettagli minori. Nell'esecuzione di questi diversi stadi del disegno sono determinanti la leggerezza di tocco e la sicurezza della linea.
Esistono tuttavia anche disegni astratti, che non riproducono un’immagine reale ma tentano di esprimere uno stato d’animo o un pensiero dell’autore, o semplicemente costituiscono un insieme di tratti e colori dotato di una valenza estetica. Come per ogni altra tecnica artistica, anche il disegno si presta a tutte le declinazioni stilistiche ed espressive.
Le tecniche del disegno variano a seconda dello strumento e del supporto scelti. Nel corso dei secoli si è disegnato sui più disparati tipi di materiale: roccia (ad esempio, le pareti delle caverne), lastre di creta o di gesso, papiro, pergamena, seta, tavole in legno, blocchi di pietra, fogli metallici e, più comunemente, carta di varia consistenza e colore.
I disegni possono essere tracciati con punte metalliche, con penna o pennelli e inchiostri, con matite di differenti colori, con carboncini, gessetti o pastelli. La penna è forse lo strumento più impegnativo perché lascia un segno indelebile che non può essere alterato. Le tinte sono suggerite tramite puntinature, linee ravvicinate o tratteggi incrociati. Con il carboncino l'artista deve quasi "dipingere" sulla carta a causa dell’estremità larga e irregolare del bastoncino, che permette di modulare la forza del tratto. Analoga ampia possibilità di calibrare la grafica, accompagnata tuttavia da una tecnica diversa per quanto riguarda la posizione della mano e l’impugnatura dello strumento, è concessa dal pennello. La matita e il pastello producono, a seconda di come si usano, linee ben definite, tratti ampi e morbidi, ombreggiature sfumate.
Il supporto di carta colorata, seppia o grigio-azzurra, permette di ottenere disegni di grande effetto, spesso con l’utilizzo di più tecniche: ad esempio, le zone di luce possono essere rese a gessetto bianco o biacca, le ombre e i volumi a matita o carbone, mentre il tono della carta può essere utilizzato per esprimere i valori intermedi.
I grandi maestri del Rinascimento, non conoscendo ancora la grafite (il composto a base di piombo oggi utilizzato per tutte le più comuni matite, che fece la sua comparsa nel XVI secolo), disegnavano con punte di metallo (ad esempio l'argento), tracciando sottili linee grigie su pergamena o carta spessa; più frequentemente si servivano della matita rossa o sanguigna, forse introdotta da Leonardo. Fino a quando venne sostituito dalla moderna penna, prima in legno poi in metallo, uno degli strumenti più usati per disegnare fu la penna d'oca che, con il calamo opportunamente tagliato, consentiva di scrivere o disegnare con inchiostri perlopiù vegetali (vedi Strumenti di scrittura).
4. Disegno Prospettico
Il disegno prospettico è tecnicamente e funzionalmente intermedio tra quello a mano libera o pittorico, e quello strumentale o meccanico. Serve a rappresentare un oggetto tridimensionale in base a un determinato punto di vista, e segue un criterio scientificamente elaborato piuttosto che un'interpretazione personale e artistica. Calcoli matematici e precise regole di disegno producono un’immagine che appare simile a quella percepita dall’occhio umano, dunque con le distorsioni angolari e l’inclinazione delle linee della nostra visione, che abitualmente il cervello traduce in oggetti corrispondenti al mondo reale.
Anche il disegno prospettico può tuttavia essere completato con linee colorate, tratteggi con effetto di chiaroscuro e vari dettagli, come il disegno a mano libera. In tal caso, si aggiunge a un disegno funzionale una qualità estetica propria della creazione artistica.
Lo studio della prospettiva è considerato, a partire dal Rinascimento, indispensabile per un artista che voglia definire correttamente le forme, specialmente di edifici e sfondi; per questo l’apprendimento delle tecniche del disegno prospettico costituisce un momento importante in tutte le accademie e le scuole di belle arti. Ovviamente un artista potrà scegliere di derogare dalle regole della prospettiva scientifica, ricorrendo a metodi più antichi per la resa della profondità spaziale (ad esempio alla prospettiva aerea, ottenuta con la distribuzione della luce e dei colori), oppure producendo consapevolmente un’immagine non corrispondente alla percezione visiva, con intento espressivo. Oltre che per gli artisti, la conoscenza della prospettiva è considentata indispensabile per gli scenografi teatrali, ad esempio per la creazione degli effetti illusionistici dei fondali.
Nell’arte asiatica e, in particolare, giapponese, il trattamento prospettico nel disegno è molto diverso da quello attualmente diffuso nel mondo occidentale; il punto di vista è quasi sempre posto a grande altezza, così da produrre l’effetto della prospettiva detta “a volo d’uccello”, un metodo di rappresentazione del reale ampiamente adottato anche in Europa fino al XV secolo (ad esempio per la rappresentazione delle città).
5. Cenni Storici
La tecnica del disegno ha radici antichissime, a testimonianza dell’efficacia di questo mezzo di espressione, semplice nei suoi fondamenti grafici e semiotici, ma straordinariamente ricco di applicazioni e interpretazioni artistiche.
La preistoria e il mondo antico
Risalgono al Paleolitico superiore alcuni disegni rinvenuti in Africa, Asia ed Europa, incisi su ossa o dipinti sulla roccia, di stile piuttosto realistico (perlopiù rappresentazioni di animali, forse con significato rituale). Gli splendidi esempi di Altamira, in Spagna, e di Lascaux, in Francia, testimoniano un elevato livello di elaborazione e mostrano quanto l'arte del disegno fosse già sviluppata in epoca preistorica.
Nell'antico Egitto, disegni a inchiostro su papiro o motivi e figure stilizzate tracciati su vasellame fungevano da modelli per pittura e scultura (ad esempio, i disegni incisi sulle tavolette d'argilla in Mesopotamia). Pur essendo inizialmente legati a una rappresentazione rigorosamente frontale del soggetto e a un'enfatizzazione delle forme, questi disegni acquisirono col tempo tratti più naturalistici, come quelli tipici dell'arte dei regni di Akhenaton in Egitto e di Assurbanipal in Assiria.
Si sono conservati solo rari esempi di disegni preparatori greci o romani, eseguiti su tavolette di legno, pergamena, metallo, pietra o avorio. I disegni finiti, come quelli che compaiono sui vasi greci, indicano un chiaro sviluppo dall'arcaismo stilizzante all'idealizzazione classica della natura. Un'interessante testimonianza è data, in questo campo, dalla numismatica greca. Il disegno romano, pur subendo il fascino della tradizione greca, è generalmente di stile realistico.
L'età medievale
Nei monasteri dell'Europa medievale le opere dei grandi autori classici e i testi religiosi venivano trascritti su pergamena, decorati con iniziali miniate e ornati con figure e bordure policrome. In epoca romanica, i disegni servivano da modelli cui ispirarsi per la decorazione dei manoscritti miniati, e anche come cartoni o studi per affreschi, sculture e progetti architettonici. Accanto a rappresentazioni stilizzate della realtà e a raffigurazioni allegoriche delle verità religiose, in epoca gotica si affermò progressivamente lo studio della natura e quindi il ritorno alla verosimiglianza: si vedano ad esempio i disegni a punta metallica o a penna di maestri fiamminghi come Jan van Eyck e Rogier van der Weyden, o dell'italiano Pisanello.
Disegno rinascimentale, barocco e settecentesco
Durante il Rinascimento, la riscoperta umanistica del classicismo greco-romano, l’affermarsi dell’arte dell’incisione e quindi la diffusione delle copie a stampa, insieme alla disponibilità di carta (assai più economica della pergamena) e alla moltiplicazione degli strumenti e delle tecniche, furono elementi che favorirono lo sviluppo dell'arte del disegno, che nel XVI secolo conobbe la sua grande stagione e in Italia la terra d'elezione. Sia che servissero come studi preparatori per dipinti o sculture o – per la prima volta in Occidente – fossero opere d'arte autonome a pieno titolo, i disegni dei maggiori artisti del tempo rivelano un'effettiva conoscenza delle forme naturali, spesso rappresentate in chiave idealizzante. Tra i più bei disegni italiani a matita, a punta metallica e a penna, spiccano i disegni anatomici e scientifici di Leonardo da Vinci e gli studi di figura di Michelangelo e Raffaello. I disegni di scuola veneta, come quelli di Tintoretto, e quelli dei manieristi, come Pontormo ed El Greco, testimoniano una maggiore libertà espressiva e creativa; un caso a parte è rappresentato dai disegni dell'artista fiammingo Hieronymus Bosch, che si avvicinano, per la potente e imprevedibile componente fantastica, al moderno surrealismo. Un attento realismo percettivo qualifica invece i disegni di artisti come il fiammingo Pieter Bruegel il Vecchio e i tedeschi Albrecht Dürer e Hans Holbein il Giovane.
Nel XVII secolo i disegni a pennello e a penna di Rembrandt, e i ritratti a gessetto e pastello del fiammingo Pieter Paul Rubens costituiscono i più alti risultati del barocco. A essi si contrappone il classico e fermo rigore di alcuni studi a penna dell'artista francese Nicolas Poussin.
Nella Francia settecentesca i disegni a pennello e a penna di Jean-Antoine Watteau e Jean-Honoré Fragonard furono tra i migliori esempi dello stile rococò, mentre l'approccio neoclassico si espresse negli studi di figura a gessetto e carboncino di Pierre-Paul Prud'hon. Un ulteriore contrasto stilistico è individuabile tra il realistico trattamento di soggetti quotidiani nei disegni di Jean-Baptiste-Siméon Chardin e le immagini a matita e a pennello dell'artista spagnolo Francisco Goya, che descrivono con una sensibilità per molti aspetti già romantica gli orrori della guerra e le ingiustizie sociali.
Disegno ottocentesco e novecentesco
Nel XIX secolo l’arte del disegno si diversifica in una ricca varietà di stili, combinandosi spesso in modo originale con le tecniche di stampa e incisione. Inoltre, l'accelerazione dei mutamenti sociali, politici ed economici dell'epoca moderna pone all’artista una magmatica materia da interpretare e tradurre in immagini consonanti allo spirito dei tempi: fondamentale (anche per chi vi si contrapponeva polemicamente) è in questo secolo il ruolo normativo delle accademie, prima fra tutte l’École des Beaux-Arts di Parigi, che dettavano le regole dell’arte e selezionavano i soggetti da rappresentare.
Nell’ambito del disegno ottocentesco francese emergono contrapposizioni stilistiche eclatanti quanto significative: ad esempio, quella che vede da un lato Jean-Auguste-Dominique Ingres, con le perfette forme neoclassiche dei suoi ritratti, chiuse da linee eleganti e armoniose; dall’altro Eugène Delacroix e Théodore Géricault, autori di immagini dalle drammatiche tonalità romantiche. Gustave Courbet utilizzò tratti potenti al servizio di un realismo aggressivo, che in Honoré Daumier si tradusse in caricature di sapore caustico e satirico.
Col rinnovamento impressionista e postimpressionista vari pittori sperimentarono soluzioni tecniche ed espressive diverse nell’arte del disegno. Influenzato dal tonalismo dei disegni di John Constable e di J.M.W. Turner, Claude Monet elaborò uno stile caratterizzato dalla linea libera e vibrante. Utilizzando il tratteggio parallelo, Vincent van Gogh diede vita a disegni caratterizzati da un irrequieto dinamismo, lontani dalla staticità contemplativa delle opere dell'amico Paul Gauguin. Paul Cézanne accostò in vari modi linee spezzate per costruire piani strutturali, mentre Georges Seurat sfruttò nei suoi disegni a carboncino la grana della carta per creare effetti atmosferici e sfumati.
Agli inizi del Novecento il cubismo analitico delle nature morte e dei ritratti di Pablo Picasso e di Georges Braque segnarono una svolta epocale nell’arte del disegno così come nello sviluppo della rappresentazione dal vero. Diversi artisti che si riconobbero nei movimenti del surrealismo e dell'espressionismo astratto si dedicarono al disegno, spesso accostando tale tecnica a quella del collage in opere estremamente libere, lontane dagli stili grafici invalsi. Accanto a queste correnti innovative e spesso provocatorie rimase tuttavia vivo l'interesse per il disegno più tradizionale. L'approccio realistico, rivisitato in chiave contemporanea, fu magistralmente interpretato da George Bellows ed Edward Hopper negli Stati Uniti, e da numerosi artisti politicamente e socialmente impegnati come Käthe Kollwitz in Germania e Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros in Messico.
Disegno orientale
In Cina, Giappone e Corea non c'è quasi distinzione tra le arti del disegno, la pittura e la calligrafia. Ogni ideogramma è al tempo stesso un simbolo e un motivo ispirato alla natura. Anche se i disegni più antichi, solitamente di soggetto religioso, ricalcano modelli figurativi canonici, nei secoli più recenti i disegni di paesaggio o comunque di soggetto e destinazione non cultuale attestano un maggiore margine di creatività riservato all’autore. Il colore è considerato solo un accessorio decorativo. Tradizionale del mondo cinese è la pittura monocroma "a macchia d'inchiostro", una tecnica sviluppata da monaci buddhisti zen, come l'artista cinese del XIII secolo Mu-ch'i Fa-ch'ang.
I primi artisti islamici subirono l’influsso della calligrafia araba; l’evoluzione degli stili del disegno fu fortemente condizionata dal divieto religioso di rappresentare esseri viventi, che favorì l’elaborazione di motivi geometrici e astratti complessi (i cosiddetti arabeschi), spesso accompagnati da stilizzazioni floreali. Nei disegni successivi – in particolar modo in quelli dei testi miniati persiani – si riconosce il modello degli stili cinesi e insieme del realismo europeo, in una feconda commistione di suggestioni figurative. Tale apertura a influssi stranieri caratterizza anche il disegno turco e quello indiano del XVI e XVII secolo.
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