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- Relazioni : : : Etica

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L’Etica è la fondazione e la spiegazione filosofica dei fatti etici quali sono le valutazioni, i precetti, le norme morali, le manifestazioni della coscienza, il complesso dell’operato umano nella volontà. Considerata in tale amplissimo senso, l’etica si specifica in due chiari profili: quello di un’etica soggettiva e quello di un’etica intersoggettiva. La prima si riferisce all’azione e al volere del soggetto in quanto egli voglia od agisca solo nel dovere, ad esclusione di ogni altro volere o azione che, per quanto possibile, non sia doveroso. La seconda invece prende in considerazione il volere o l’azione del singolo, solo in quanto si relazioni ad altri doveri o ad altre azioni, instaurando così una correlazione, una delimitazione, una coercizione. Ora è chiaro che se l’azione è riferita ad un valore, sostanzia una obbligazione, essendo appunto il soggetto morale libero nella coscienza e tuttavia astratto alla legge, in una parola “obbligato”; questo vale per l’etica soggettiva e si arricchisce maggiormente nell’etica intersoggettiva, dove l’azione del soggetto è permessa o facilitata in quanto vi corrisponde una obbligazione altrui. Questi due profili dell’etica, insomma, coincidono con la distinzione di morale e di diritto, che si suole operare nel sistema generale dell’etica dove la morale è l’etica soggettiva e il diritto è l’etica intersoggettiva. In senso più ristretto l’etica è sinonimo di morale, come rivelano i rispettivi etimi che sono gli stessi. A questo punto è chiaro precisare che non si tratta qui di scienza dei costumi in senso descrittivo, in quanto l’indagine sull’effettivo modo di agire di questo e di quel gruppo umano, in un dato tempo e in un dato luogo, e lo studio dei contingenti motivi che lo ispirano sono operati dall’etnologia. Su un piano ben diverso si trova l’etica che è morale, l’etica filosofica, la quale, come parte di una scienza universale che indaga i fondamenti ultimi dei fatti morali, studia più precisamente l’essere e il significato delle norme morali, e cerca così di arrivare a una metafisica dei costumi. Il che non impedisce di operare la distinzione della filosofia morale dell’etica teologica che spiega e fonda le norme morali appellandosi alla rivelazione soprannaturale. In definitiva, i diversi sistemi di etica vogliono essere una risposta sul piano filosofico ai problemi attorno al bene morale e ai suoi caratteri, come per esempio l’obbligatorietà. Il problema morale presso i Greci si pone sostanzialmente come il problema della felicità (eudemonismo), e la tendenza generale in cui si può dire confluiscano le varie soluzioni che ne furono enunciate si manifesta come ricerca di una norma che garantisca un’intima armonia fra l’aspetto interiore e quello esteriore della vita. Dal trovare o stabilire questa norma deriva che l’azione buona risulta necessariamente tale da arrecare felicità e all’individuo e allo Stato, le cui leggi segnano gli scopi sociali della vita. Carattere prevalentemente naturalistico ed estetico assume perciò l’estetica come eudemonologia, nel cui ambito si muove pure il divino, assunto spesso come modello da imitare perché in esso risiede il principio dell’intelligibilità e della bellezza, quindi il fine supremo di ogni sviluppo naturale. E tanto grande è l’efficacia del bene che basta conoscerlo per praticarlo: il bene è sapienza e il male è ignoranza perché il malvagio persegue un bene falso o illusorio. Solo la buona condotta è volontaria perché consapevole del fine e intesa al vero bene. Nella misura, poi, in cui si esercita la virtù si è felici. Questo ideale socratico di felicità viene assunto e spinto fino all’esagerazione dalla scuola cinica, mentre viene interpretato in senso completamente edonistico dai Cirenaici. Da Aristippo fino ad Epicureo il fondamento della valutazione morale si rivela come un accurato calcolo del piacere e della soddisfazione. Platone come norma dell’azione morale si assume la giustizia, che trova attuazione e nelle città e nel singolo quando ogni parte compie la funzione che gli è propria: la giustizia perciò è armonia, ordine esterno e soprattutto interno, cioè soggezione alla ragione delle sfere irrazionali dell’anima, passioni, appetiti. A stabilire quest’ordine intervengono le virtù fondamentali: temperanza, fortezza, sapienza; quest’ultima, virtù suprema, perché è giustizia nei rapporti delle varie attività e insieme fattore essenziale di felicità in quanto eleva l’uomo alle idee immutabili ed eterne, al Bene, l’idea sovrana del mondo intelligibile. Il male non è più, come per Socrate, semplicemente ignoranza, ma turbamento dell’armonia nelle funzioni spirituali. Fedele all’esigenza greca di armonia e di felicità è pure Aristotele, primo tuttavia a concepire la morale come disciplina rigorosamente sistematica. L’etica per lui è scienza del costume, e scienza dell’azione e dei fini, e fa parte della politica che è la più alta delle scienze praticate, comprendendo in sé tutti i gradi inferiori dei beni. La felicità consiste per l’uomo nell’attuazione della sua natura razionale, quindi soprattutto nell’esercizio della vita intellettiva, nella contemplazione della verità; da ciò la subordinazione delle virtù etiche o attive alle dianoetiche o contemplative. Norma dell’ordine morale è la ragione e, in virtù della disciplina che ne deriva, gli appetiti vengono contenuti nel giusto mezzo cosicché vivere razionalmente è vivere nella proporzione e nella misura. La virtù insomma è, anche per Aristotele, la giustizia che assicura l’ordine sociale nella legalità e nella eguaglianza. Però dopo Aristotele, mutano le sorti della Grecia, nella dissoluzione della civiltà ellenica, il saggio non associa più l’eudaimonia, la felicità, ai rapporti con lo Stato, ma a un rapporto più intimo con se stesso: l’etica diviene individualistica. La felicità nasce da un mero atteggiamento interiore di fronte alle vicende della vita e si consegue per mezzo della atarassia o della apatia o della sospensione del giudizio. La nuova concezione di Dio propria del cristianesimo opera poi un radicale capovolgimento dei valori etici tramandati dall’antichità profana e fonda una nuova morale che si impernia sulla personalità umana e sull’ordinazione soprannaturale dell’uomo. Dal punto di vista meramente filosofico, l’etica cristiana si presenta soprattutto come un richiamo alla rettitudine del cuore: dal cuore si origina l’atto di accettazione personale della volontà del Padre, e quindi l’esecuzione della legge morale, compendiata nel concetto della carità. La vita è considerata una prova faticosa che restaura l’ordine demolito dal peccato: in essa il dolore è il male che risana, il mezzo che conduce alla felicità. Questa è sempre a fondamento della moralità in quanto coincide con la gloria esterna di Dio; perciò l’uomo vi tende come a proprio fine. Conciliare questo messaggio rivelato con l’etica classica fu l’arduo compito di molti Padri della Chiesa e dei trattatisti della Scolastica posteriore. Si esalta l’individuo come un dio al centro dell’universo, si diffonde lo spirito critico e razionalistico, si condanna in genere la prassi ascetico-mistica del Medioevo. norxshop.com


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