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- Materie : : : Teologia

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1. Introduzione
Il termine Teologia deriva dal greco e significa "discorso intorno a Dio". In senso generale definisce quindi l'insieme delle conoscenze che hanno Dio o la religione per oggetto. Nell'ambito delle religioni il termine designa l'articolazione coerente delle affermazioni riguardanti una specifica fede religiosa.
All'interno del cristianesimo il termine è utilizzato per indicare il sapere che scaturisce dalla fede, cioè i sistemi attraverso i quali la fede cristiana ha inteso comunicare e argomentare la verità della rivelazione.
Situandosi sempre nella storia e nella società, recependo, criticando e nello stesso tempo influenzando la filosofia, la teologia non si presenta mai come univoca: essa suppone sempre una pluralità di voci, di prospettive, di contesti di riferimento. La storia cristiana (e quella delle religioni) ne è ampia dimostrazione.
La teologia esprime dunque l'esigenza e la consapevolezza della possibilità di un plausibile e rigoroso discorso su Dio che pure non ne comprometta l'alterità e irriducibilità. Proprio accentuando invece gli aspetti di inconoscibilità e trascendenza di Dio la teologia ha assunto storicamente anche una veste "negativa", insistendo sulla radicale distanza tra gli attributi del finito e quelli dell'infinito divino e proponendo come unica strada quella della continua negazione di ogni limite connesso alla parola e al concetto.

2. Teologia come scienza
Diversi teologi, da san Tommaso d'Aquino, la cui riflessione si colloca all'apice della scolastica nel XIII secolo, al teologo svizzero del XX secolo Karl Barth, hanno affermato che la teologia è una scienza: lo è, in quanto chi la studia e la pratica fa uso del proprio senso critico e di procedure intellettuali comuni nel lavoro scientifico, ma essa differisce radicalmente dalle scienze naturali e sociali, dal momento che l'oggetto della sua indagine non può essere sottoposto a controllo sperimentale. Tommaso diede inizio al suo sistema fornendo cinque prove dell'esistenza di Dio; Barth segnò l'esordio della sua riflessione esponendo la rivelazione di Dio o comunicazione di sé (la parola di Dio), poiché riteneva che solo in tal modo si potesse evitare il rischio di accostarsi a Dio rendendolo un mero "oggetto" di indagine. I seguaci di Barth affermarono che qualsiasi scienza procede partendo da assunti e che il presupposto di un Dio che comunica se stesso è il corretto punto di partenza per la teologia; per i tomisti, invece, il rigore intellettuale richiede che il teologo esordisca con l'interrogazione sull'esistenza di Dio. In entrambi i casi, comunque, la teologia deve occuparsi tanto delle facoltà di conoscenza umane quanto di Dio. Barth afferma addirittura che la teologia dovrebbe possedere più correttamente il nome di "teoantropologia", non essendo l'argomento su cui essa verte Dio in sé, ma piuttosto la relazione tra divino e umano. usamedsonline.com

3. Fonti della Teologia
Nel cristianesimo, ma anche nell'ebraismo e nell'Islam, l'origine di ogni riflessione teologica è ancorata all'idea di rivelazione. Non procede dunque da una astratta esigenza di Dio, ma dalla risposta a un appello che suscita la fede. In questa chiamata Dio rivela sé e la sua volontà così che l'intelligenza, mentre si applica all'esplicitazione e all'approfondimento dei contenuti della rivelazione, rimane all'interno di un orizzonte fissato proprio da questi limiti. In questo senso la teologia pur presentandosi come sapere critico della fede ne rimane all'interno, generandosi e radicandosi nella fede. Fede e teologia si rivelano correlativi, in una circolarità che fece dire a sant'Agostino credo ut intelligam (credo per poter comprendere) e intelligo ut credam (comprendo per poter credere).

4. L'importanza delle Scritture
Numerose religioni possiedono testi sacri, che vengono comunemente ritenuti opera dei fondatori o dei loro primi discepoli. La Torah, a lungo attribuita a Mosè, il Nuovo Testamento (vedi Bibbia), in gran parte attribuito ai discepoli di Gesù, il Corano, attribuito a Maometto, le voluminose opere sacre dell'induismo e del buddhismo sono tutti esempi di trasmissione scritta delle rivelazioni. Presso ogni singola tradizione la rilevanza teologica dei testi sacri è variabile: per cristiani, ebrei e musulmani la Scrittura possiede quell'autorità di parola rivelata da Dio che non è presente in induismo e buddhismo. Comunque, laddove esistono, le Scritture costituiscono una fonte irrinunciabile per la teologia.

5. La tradizione e il Magistero
Consegnandosi alla storia e agli uomini la rivelazione di Dio si consegna anche alla comprensione che gli uomini ne fanno. In ambito cristiano, il cattolicesimo ha riconosciuto grande valore alla tradizione, reputata la voce vivente della Chiesa e attraversata da quello Spirito che attraversa anche la stessa Scrittura. In questo contesto assume un ruolo particolare il Magistero ecclesiastico rappresentato dal papa e dai vescovi che in quanto custodi dell'ortodossia svolgono il compito di mantenere la riflessione teologica all'interno della esperienza della fede. I protestanti, per motivi storici oltre che teologici, hanno invece sottolineato soprattutto il primato della Bibbia, senza tuttavia negare il contesto ecclesiale nel quale la comprensione biblica avviene. Anche l'esperienza mistica, che si realizza in particolari contesti o investe singoli individui, può divenire occasione di elaborazione teologica: in questi casi la teologia, oltre che esplicitare e sistematizzare i contenuti di un'esperienza, svolge il ruolo di controllo critico della coerenza tra esperienza stessa e depositum fidei, l'orizzonte cioè della rivelazione.

6. Metodo Teologico
Non esiste un "metodo teologico", unico e universalmente riconosciuto; ne esistono numerosi, differenti l'uno dall'altro a seconda dell'importanza attribuita alle fonti cui si attinge e alle procedure intellettuali messe in opera. Sant'Anselmo d'Aosta, ad esempio, fece uso di argomentazioni rigorosamente logiche: nel Proslogion egli cercò di dimostrare l'esistenza di Dio procedendo dalla nozione di essere perfetto; nel Cur Deus Homo (Perché Dio si è fatto uomo) egli sostenne che, data l'esistenza di un Dio benevolo e di un'umanità peccatrice, la dottrina cristiana dell'incarnazione e della redenzione poteva esserne dedotta per necessità logica. Tertulliano, padre della Chiesa del II secolo, negò l'avvicinamento di fede e sapienza umana: egli polemizzò aspramente con la filosofia pagana giudicandola superba e incapace di giungere a Dio: "Il Figlio di Dio fu crocefisso: non me ne vergogno, proprio perchéè vergognoso. Il Figlio di Dio è morto: questo è credibile, perché è una stoltezza. E fu sepolto e risorse: questo è certo, perché è impossibile". Solo i semplici sono in grado di giungere a questa verità. A secoli di distanza, la polemica contro lo spirito di sistema della filosofia, nel caso quella di Hegel, la si può ritrovare anche nelle opere del filosofo danese del XIX secolo Søren Kierkegaard che insistette sul tema del carattere paradossale della fede, singolare rapporto assoluto con Dio, irriducibile a schemi prefissati e razionalmente controllabili.
I teologi protestanti della Riforma e del periodo seguente cercarono di elaborare la teologia solo sulla base della Bibbia (Sola Scriptura), alla quale si dovevano sempre ancorare gli enunciati teologici. Con la diffusione degli studi biblici, tuttavia, tale teologia divenne più raffinata e condusse un esame sempre più accurato dei manoscritti per determinare una versione attendibile del testo, un rigoroso vaglio del linguaggio e delle fonti letterarie e un'attenzione approfondita allo sfondo storico: questo lavoro ebbe il nome di "esegesi biblica". Ci si chiese poi come il significato originale del testo si fosse articolato nel corso della storia della dottrina e quale significato esso possedesse nell'epoca e nel contesto culturale in cui nacque. Attualmente, la ricaduta di tali problematiche in teologia può essere osservata nelle dinamiche della ermeneutica biblica che, recependo le istanze del soggetto, sia esistenziali sia storiche, intende proporre un articolato riferimento alla Scrittura e alla rivelazione.
Un simile atteggiamento viene adottato in ambito cattolico anche da quelle teologie che si ispirano ai pronunciamenti dogmatici della Chiesa: le questioni ermeneutiche sono infatti tanto rilevanti per i dogmi quanto per la Bibbia.

7. I Settori della Teologia
L'esigenza di un'organizzazione logica e razionale del sapere teologico ha accompagnato da sempre la riflessione cristiana producendo opere che sono divenute veri e propri monumenti del pensiero occidentale. Basti ricordare l'impianto medievale costituito dalle Summae, di cui quella di Tommaso d'Aquino resta la più nota, nelle quali si intendeva proporre un piano di comprensione del mistero cristiano attraverso i contributi della filosofia.
Il dibattito contemporaneo, differenziato e a volte contraddittorio, attraversato da ricerche settoriali e molteplici opzioni filosofiche, non è in grado di proporre una ricostruzione della teologia universalmente accettata. È possibile tuttavia identificare alcuni settori fondamentali: la teologia biblica, impegnata nella individuazione dei nodi teologici presenti nella rivelazione biblica, delle sue categorie fondamentali e delle dinamiche e relazioni che connettono e distinguono i vari testi della Scrittura; la teologia storica, che percorre le vicende della fede nella storia per poterne osservare modalità espressive e contesti culturali di riferimento (patrologia, storia della Chiesa, storia dei dogmi, storia della teologia); la teologia dogmatica, che recepisce e riorganizza i trattati classici dedicati a Dio, Cristo, uomo, Chiesa, sacramenti, escatologia; la teologia fondamentale, che recuperando e superando i limiti angusti dell'apologetica tradizionale, intende esporre le ragioni del credere nel più ampio dibattito filosofico e culturale contemporaneo; la teologia pratica, che costituisce la riflessione critica sull'agire del credente e della Chiesa e che quindi comprende la teologia morale, la teologia spirituale, la teologia pastorale, la catechetica, la teologia liturgica.

8. Figure storiche della Teologia: Teologia Cristiana Antica
Benché la Bibbia offra infinite occasioni di elaborazione teologica, essa non è, ovviamente, un trattato di teologia sistematica. La Lettera ai Romani di Paolo è forse quanto nel Nuovo Testamento si avvicina di più a un trattato teologico. Partendo dalla considerazione fondamentale dell'evento di salvezza rappresentato da Cristo e riflettendo sulla condizione di peccato dell'uomo, Paolo sviluppò la dottrina della giustificazione per fede e tracciò lo schema della salvezza universale. Come già osservato, la teologia ebbe inizio tra i greci come disciplina razionale; la convergenza tra elementi concettuali provenienti dalla filosofia greca e la fede biblica diede poi inizio alla grande età della teologia patristica. Benché il teologo tedesco Adolf von Harnack abbia lamentato l'"ellenizzazione" del Vangelo, numerosi teologi converrebbero con Paul Tillich nell'affermare che la fede biblica doveva rispondere alla sfida intellettuale della filosofia greca.
In Oriente, Origene, autore del III secolo appartenente alla scuola di Alessandria, fu forse il più eminente teologo dei primi secoli dell'era cristiana: nel suo De Principiis (Dei principi) egli introdusse i temi principali della teologia e nel Contra Celsum (Contro Celso) ribatté alle critiche di un filosofo pagano, offrendo un notevole esempio di apologetica. Il più grande teologo e padre occidentale fu sant'Agostino. Nel De Civitate Dei (La città di Dio) egli condusse una riflessione sulla storia umana, nella quale si svolge un'eterna lotta tra bene e male; di grande influenza sulla teologia è anche il vasto trattato De Trinitate (Sulla Trinità). Sia Origene sia Agostino compilarono commenti a libri biblici, ed entrambi vennero profondamente influenzati dagli atteggiamenti culturali e filosofici del neoplatonismo. Nel periodo patristico vennero formulate le principali dottrine cristiane.

9. Il Medioevo
Nel Medioevo l'attività teologica conobbe una seconda fioritura: oltre alle opere del già citato Anselmo, si devono menzionare quelle di san Tommaso d'Aquino, la cui poderosa Summa theologiae rappresenta un'esposizione sistematica e dettagliata delle dottrine riguardanti Dio, la natura umana, la retta condotta, l'incarnazione e la salvezza, e costituisce l'opera che, intrecciando finemente temi filosofici (Tommaso attinse largamente ad Aristotele) e teologici, ha esercitato un'influenza senza pari sulla teologia cattolica, e più in generale sulla cultura occidentale. Analogo rilievo possiede la sua opera apologetica Summa contra gentiles.

10. La Riforma
La Riforma protestante del XVI secolo segnò un ritorno alla Bibbia e a un indirizzo teologico più etico-pratico che speculativo. Martin Lutero non fu un teologo sistematico, ma il nuovo insegnamento fu sapientemente presentato in forma di sistema da Melantone e da Giovanni Calvino, la cui Institutio christianae religionis (Istituzione della religione cristiana) rimane il classico della teologia sistematica riformata. Calvino pose l'accento sulla sovranità di Dio, tanto da formulare una severa dottrina predestinazionista, ma cercò di fondare tutti i suoi insegnamenti sulla Bibbia.

11. Teologia Moderna e Contemporanea
Alla Riforma seguì un periodo di stasi della speculazione teologica tanto per il cattolicesimo quanto per il protestantesimo, occupati a fronteggiarsi vicendevolmente. Nei secoli XVII e XVIII la speculazione teologica subì l'attacco della filosofia razionalista e fu minacciata dal diffondersi delle dottrine illuministiche e dall'affermazione della visione del mondo mutuata dai successi delle scienze empiriche: stava terminando il lungo dominio della teologia come "regina delle scienze". Nel XIX secolo Friedrich Schleiermacher fece appello all'esperienza presente della comunità dei credenti come nuova base per la teologia, giacché l'antica "teologia naturale" era stata screditata nel Settecento dai filosofi David Hume e Immanuel Kant. Nella sua opera più importante, Der Christliche Glaube (La fede cristiana), la dottrina è presentata come trascrizione dell'esperienza; l'attenzione della teologia sembrava trasferirsi da Dio all'uomo, generando quell'atteggiamento proprio della teologia liberale che dominò il XIX secolo. Karl Barth, con la sua monumentale Die Kirchliche Dogmatik (Dogmatica ecclesiastica) invocò un ritorno alla teologia biblica. Dalla seconda metà del XX secolo coesiste una molteplicità di scuole teologiche; dal concilio vaticano II è scaturita una teologia cattolica rinnovata; altre scuole di teologia si ispirano invece alle dottrine di alcune correnti della filosofia contemporanea, dall'esistenzialismo alla fenomenologia, all'ermeneutica oppure, nel caso di alcune riflessioni provenienti dall'alveo della cosiddetta teologia della liberazione, al marxismo.
Articolato e vivace appare attualmente il riferimento critico della teologia alle varie branche del sapere, alle discipline settoriali, alle scienze umane e sociali. La cosiddetta "fine delle ideologie" consente forse di esprimere la previsione di un più argomentato e pertinente apporto teologico alla lettura della universale condizione umana.



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