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1. Introduzione
Meglio nominata come "Scienza delle Finanze", è la disciplina che studia l’attività economica dello stato e dei suoi organi. La scuola europea, e in particolare quella anglosassone, studia il settore pubblico utilizzando gli strumenti dell'analisi economica. La scuola italiana di scienza delle finanze, di cui Luigi Einaudi, Antonio De Viti De Marco e Maffeo Pantaleoni sono i più importanti rappresentanti, considera invece anche gli aspetti giuridici dell'azione dello stato, facendo della scienza delle finanze una disciplina fortemente collegata con il diritto tributario. La scuola europea si è nettamente affermata anche in Italia, dove però l'insegnamento della scienza delle finanze, a volte denominata diritto finanziario, risente ancora delle influenze della tradizione.
2. Storia
Sebbene i primi principi relativi alla giusta imposizione fiscale risalgano a Tommaso d'Aquino (XIII secolo), il primo studio scientifico di politica fiscale è il Trattato sulle tasse e i contributi, pubblicato da William Petty nel 1662.
La nascita della disciplina, intesa come branca della scienza economica, è però riconducibile allo sviluppo dell'economia politica, e quindi alla Ricchezza delle nazioni (1776) di Adam Smith. In quest’opera Smith argomentò, attraverso il teorema della “mano invisibile”, la superiorità dell'economia basata sulla concorrenza e la necessità di limitare l'intervento dello stato ad alcuni settori, in particolare quelli relativi alla sicurezza e alla difesa della collettività. Va però sottolineato che in un'altra opera, la Teoria dei sentimenti morali (1759) Smith assunse una posizione ben meno ottimistica sulle virtù della concorrenza, tornando a proporre un più esteso intervento dello stato. In materia di imposizione, Smith ritornò sulla questione della base imponibile delle imposte sul reddito e si schierò contro un'imposta sui consumi e a favore di un'imposta sui soli redditi da lavoro e sulle rendite. Inoltre, egli formulò i principi fondamentali dell'imposizione fiscale ancora oggi rilevanti nella valutazione dell'efficienza e dell'equità complessiva dei sistemi di tassazione.
L'attenzione che David Ricardo pose ai problemi dell'imposizione e delle spese pubbliche non è paragonabile a quella di Smith, ma l'economista inglese formulò il principio della neutralità dell'imposta su cui si fondano le moderne analisi dell'incidenza delle singole imposte. Secondo questo principio, le imposte sono accettabili quando non scoraggiano l'attività produttiva, ovvero quando non influiscono sull'allocazione delle risorse che la concorrenza avrebbe conseguito in assenza di imposte. Nel corso del XIX e XX secolo, i principi liberisti di Smith e Ricardo vennero ripresi e approfonditi dagli esponenti del marginalismo e nel XX secolo, dopo un periodo di prevalenza delle teorie keynesiane, dai sostenitori del neoliberismo. La moderna scienza delle finanze è una disciplina fondata sulla microeconomia e analizza l'attività economica dello stato e dei suoi organi a partire da un ideale bilancio in cui le entrate principali sono le imposte e l'insieme delle uscite costituisce la spesa pubblica. medstore-online.com
3. Analisi Economica dei Sistemi Tributari
L'analisi economica dei sistemi tributari è condotta distinguendo le imposte dirette da quelle indirette, come l'imposta sul valore aggiunto. Tra le prime, le imposte sul reddito ricevono una maggiore attenzione, anche vista la loro importanza nei moderni sistemi tributari. Per le imposte sul reddito è fonte di molte discussioni la scelta della base imponibile, cioè la definizione della parte del reddito su cui va applicata l'imposta. Sono state proposte tre possibili definizioni: 1) reddito-entrata, per cui è soggetta a imposizione ogni componente del reddito; 2) reddito-prodotto, per cui sono soggette a imposizione solo le componenti di reddito che derivano dall'impiego di fattori di produzione (cioè salari, profitti, rendite e interessi); 3) reddito-spesa, per cui deve essere soggetto a imposizione il reddito-entrata meno la parte del reddito che viene risparmiata.
Ulteriori questioni di cui si occupa la scienza delle finanze sono quelle della scelta dell'unità impositiva dell'imposta sul reddito, cioè la scelta tra imposizione del reddito degli individui o dei nuclei familiari, e della scelta tra reddito normale e reddito effettivo: mentre il reddito effettivo è quello percepito dal contribuente, il reddito normale è quello imputato dal sistema tributario al contribuente sulla base delle caratteristiche dell'attività produttiva che svolge o del patrimonio di cui è titolare. Il ricorso al reddito normale è una soluzione proposta di frequente per diminuire l'impatto dell'evasione fiscale: il reddito effettivo viene infatti di solito calcolato sulla base delle dichiarazioni del contribuente e l'imposta può essere più facilmente evasa.
4. Incidenza e inefficienza delle Imposte
La scienza delle finanze si occupa anche di analizzare gli effetti delle imposte (dirette e indirette) sull'equilibrio dei mercati. Un'imposta sul reddito da lavoro modifica l'equilibrio del mercato del lavoro, un'imposta sui prezzi dei beni modifica l'equilibrio del mercato dei beni, un'imposta sugli interessi modifica l'equilibrio del mercato dei risparmi. Analizzando queste modificazioni è possibile capire come l'imposta agisce, ovvero come incide, e qual è il suo livello di inefficienza.
Per tutte le imposte è infatti necessario distinguere il contribuente di diritto, cioè l'impresa, l'individuo o la famiglia a cui si applica l'imposta secondo la legge, dal contribuente di fatto, cioè l'impresa, l'individuo o la famiglia che effettivamente sopporta il peso economico dell'imposta. Quando il contribuente di fatto è diverso da quello di diritto si dice che si ha traslazione dell'imposta. Ogni imposta ha poi un suo livello di inefficienza, in quanto nessuna imposta può essere in pratica neutrale nel senso indicato da Ricardo: l'allocazione delle risorse viene sempre modificata in qualche misura dall'introduzione di un'imposta. Questa inefficienza è chiamata eccesso di pressione e l'obiettivo di un sistema di imposizione fiscale è quello di rendere minimo l'eccesso di pressione, dato l'ammontare di denaro che si vuole ottenere dall'imposta (gettito): è questo il problema dell'imposizione ottimale.
5. Giustificazioni dell'Intervento dello Stato e meccanismi di scelta pubblica
La scienza delle finanze si occupa di studiare i casi in cui l'intervento dello stato è giustificato in quanto aumenta l'efficienza di un’economia di mercato. Questi casi vengono definiti fallimenti del mercato e i più importanti tra questi sono: 1) presenza di monopoli; 2) presenza di esternalità; 3) presenza di beni pubblici; 4) insufficiente informazione sul mercato. Si ha un'esternalità quando l'attività economica provoca dei costi (esternalità negativa) o dei benefici (esternalità positiva) di cui il mercato non tiene conto, ad esempio nel caso un'attività economica sia inquinante e il costo dell'inquinamento non venga compreso nel prezzo.
I beni pubblici sono invece quei beni che, per le loro caratteristiche, non possono essere prodotti in modo efficiente da un'impresa privata, ad esempio la difesa nazionale o le grandi reti di comunicazione. In questi casi, lo stato può intervenire in diversi modi, tra cui i due principali sono la produzione diretta e la regolamentazione della produzione privata. La produzione diretta prevede l'istituzione di un'impresa pubblica, mentre la regolamentazione prevede una serie di regole e di imposte intese a correggere i comportamenti inefficienti delle imprese private. In numerosi paesi europei, Italia compresa, nei decenni successivi alla fine della seconda guerra mondiale si è fatto ricorso alle partecipazioni statali, specie nei settori dove si riteneva inevitabile il formarsi di un monopolio (monopoli naturali), come i trasporti e i servizi di produzione e distribuzione di energia.
La convinzione che questa soluzione non sia valida ha portato a preferire sempre più spesso, nel corso degli ultimi decenni del XX secolo, la regolamentazione affidata ad apposite autorità o authorities, come avviene tradizionalmente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
La scienza delle finanze si occupa anche dei meccanismi che vengono seguiti per decidere le spese pubbliche e le imposte da parte dei governi e delle altre amministrazioni statali. Secondo il teorema dell'impossibilità di Kenneth Arrow tutti i meccanismi di decisione sono imperfetti. Bisogna inoltre tenere presente il fatto che i politici e i burocrati non sempre agiscono per il bene comune, ma cercano invece di massimizzare il proprio tornaconto: anche questa considerazione ha portato alcuni economisti a essere estremamente pessimisti riguardo all'efficienza dell'intervento dello stato nell'economia.
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