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- Materie : : : Dattilografia

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1. Introduzione
La Dattilografia è in generale e in parole povere ogni forma di scrittura sviluppata per mezzo di macchina da scrivere. Quindi in particolare, la macchina da scrivere è uno strumento di scrittura, ma la macchina da scrivere non è sempre esistita, in passato sono esistiti altri strumenti che ci hanno portato oggi alla Dattilografia, questi strumenti sono quindi un insieme di mezzi utilizzati per fissare il linguaggio su una superficie sotto forma di segni grafici convenzionali.

2. Strumenti Antichi
La più antica forma di scrittura conosciuta, introdotta dai sumeri e in seguito utilizzata anche dagli assiro-babilonesi e da altri popoli asiatici, è la scrittura cuneiforme. Era costituita da segni a forma di cuneo che venivano ottenuti premendo uno stilo a sezione angolata (di tre o quattro lati) su argilla tenera, che veniva poi cotta per fissare lo scritto. Le maggiori innovazioni nell'ambito degli strumenti di scrittura furono introdotte dai greci, che usavano minuscoli pennelli su ceramica e piccoli scalpelli metallici su pietra.
All'inizio del I secolo d.C., i romani disponevano già di strumenti di scrittura diversi a seconda del tipo di scritto e del supporto utilizzato. Gli esercizi scolastici, di carattere provvisorio, venivano eseguiti con punte d'osso o di metallo su tavolette di legno ricoperte di cera. Le lettere venivano incise sulla cera con l'estremità appuntita dello stilo e le cancellature venivano fatte con l'altra estremità, appiattita, del medesimo strumento.
Per gli scritti di carattere permanente veniva usualmente preferito il papiro, su cui i segni grafici venivano impressi con una canna tagliata a punta e intinta nell'inchiostro. Pennelli piatti e canne tagliate con i bordi larghi venivano usati su materiali meno ruvidi del papiro, come le pelli di animale appositamente preparate (vedi Pergamena), o su intonaco, come nel graffito, mentre le iscrizioni venivano eseguite con mazzuola e scalpello. totaldrugmart.com

3. Penne
Con la nascita e la diffusione del cristianesimo aumentò la necessità di documenti scritti. La calligrafia più minuta permise di adottare nuovi strumenti e nuovi supporti per la scrittura. I libri di pergamena sostituirono i papiri arrotolati e la canna venne progressivamente abbandonata in favore del calamo, realizzato con penne d'oca, cigno, corvo o tacchino. I primi riferimenti al suo uso risalgono al VI secolo.
Per ottenere un calamo prima si indurisce una penna dell'ala di un uccello per effetto del calore o per essiccazione; quindi la si taglia con uno speciale temperino fino a ottenere un bordo largo. Affinché quest'ultimo mantenesse le medesime dimensioni, l'operazione di taglio doveva essere ripetuta abbastanza frequentemente. Nel XVIII secolo si cominciarono a usare calami con bordo meno largo e taglio più lungo, in modo che la punta più flessibile producesse tratti spessi e sottili variando la pressione anziché l'inclinazione.
Sempre nel XVIII secolo, la carta aveva ormai sostituito la pergamena e le ricerche erano mirate all'invenzione di uno strumento di scrittura che non dovesse essere continuamente temperato. Vennero provati vari materiali, tra cui il corno, il guscio di tartaruga e le pietre preziose, ma infine si cominciarono a fabbricare penne con punta d'acciaio.
Nel 1884 Lewis Waterman, un agente d'assicurazioni newyorkese, brevettò la prima penna stilografica contenente un piccolo serbatoio d'inchiostro. Egli inventò un meccanismo che faceva giungere l'inchiostro alla punta della penna in modo capillare mentre la persona scriveva. Negli anni Venti la penna stilografica era lo strumento di scrittura più usato in Occidente e rimase tale fino all'introduzione della penna a sfera, avvenuta dopo la seconda guerra mondiale.

La penna a sfera
Già nel XIX secolo erano stati compiuti numerosi tentativi di fabbricare una penna con una punta a sfera rotante, ma solo nel 1938 l'inventore ungherese Georg Biro inventò un inchiostro viscoso a base oleosa, che si prestava a essere utilizzato in un simile strumento. Le prime penne a sfera non erano molto scorrevoli e l'inchiostro seccava lentamente, lasciando numerose sbavature. Presentavano tuttavia diversi vantaggi rispetto alle ormai comuni penne stilografiche: l'inchiostro era quasi indelebile, la penna poteva scrivere su molti tipi di superficie e poteva essere tenuta quasi in ogni posizione. Inoltre, la pressione necessaria per far scorrere l'inchiostro era l'ideale per produrre copie carbone. Presto furono prodotti tipi di inchiostro che scorrevano meglio e seccavano più velocemente, e la penna a sfera divenne rapidamente lo strumento più diffuso per la scrittura.

Penne a fibra
La supremazia della penna a sfera venne messa in discussione dallo sviluppo della penna a fibra, inventata nel 1962 dal giapponese Yukio Horie e introdotta sul mercato l'anno successivo. Il nuovo strumento di scrittura era ideale per tracciare la scrittura giapponese, per la quale veniva tradizionalmente impiegato un sottile pennello. La punta della penna a fibra è di nylon fine o di altre fibre sintetiche.
Nelle penne a feltro, comunemente note come pennarelli, le punte sono fatte di dense fibre naturali o artificiali impregnate di un inchiostro colorato, e possono essere tagliate in una grande varietà di forme e dimensioni.

4. La Matita
La mina di una matita è costituita da un impasto di grafite (una forma allotropica del carbonio) e argilla e lascia una traccia che può essere cancellata con facilità. La durezza della mina dipende dalla proporzione di grafite rispetto all'argilla: maggiore è la quantità di grafite, più morbida è la matita e più scura la traccia. Nel 1812 lo statunitense William Monroe inventò un procedimento grazie al quale l'impasto trafilato di grafite e argilla poteva essere racchiuso tra due pezzi di legno di cedro.
Il portamina, o matita automatica, brevettato nel 1877, consiste in un cannello di metallo alla cui estremità inferiore si trova un morsetto a molla, che può essere aperto con una pressione sul pulsante superiore del cannello per fare fuoriuscire un tratto di mina. Nel 1976 è stata inventata una matita automatica da disegno che ha reso possibile l'impiego di mine molto sottili, tanto da non dovere mai essere temperate.
Strumenti di scrittura progettati per superfici particolari sono le punte di diamante e di tungsteno per incidere vetro, plastica o metallo, le matite per scrivere su superfici lucide come fotografie, ceramica, vetro o plastica, e le penne a inchiostro indelebile per disegnare sui tessuti. Vedi Macchina per scrivere; Word processor.

5. Macchina per scrivere
Macchina utilizzata per stampare o imprimere caratteri tipografici su carta in modo più veloce e leggibile rispetto alla scrittura manuale. Già poco dopo la loro introduzione, avvenuta intorno al 1870, le prime macchine per scrivere avevano raggiunto impiego universale, arrivando a coprire un ruolo essenziale nel mondo moderno e soprattutto nella grande diffusione dell'informazione scritta e stampata che ha caratterizzato il XX secolo (vedi Sistemi da ufficio).

6. I Prototipi della macchine per scrivere
Il primo tentativo documentato di realizzare una macchina per scrivere fu quello dell'inventore inglese Henry Mill, che brevettò il suo progetto nel 1714; il brevetto successivo inerente una macchina per scrivere fu depositato dall'inventore statunitense William Austin Burt nel 1829: il suo dispositivo consisteva di un set di caratteri sistemati su un settore semicircolare, che veniva fatto ruotare fino alla lettera desiderata e quindi premuto contro la carta. Nel 1833 l'inventore francese Xavier Progin brevettò una macchina che anticipava una delle caratteristiche delle macchine moderne: l'uso di un singolo tasto a leva per ogni carattere o simbolo.
Il dispositivo di spostamento della carta utilizzato in quasi tutte le moderne macchine per scrivere è un rullo cilindrico, sul quale viene mantenuta tesa la carta. Il rullo si muove orizzontalmente, producendo la spaziatura tra le parole, e verticalmente, producendo la spaziatura fra le righe (detta interlinea). La prima macchina a utilizzare questo metodo di spaziatura fu costruita nel 1843 dall'inventore statunitense Charles Grover Thurber.

7. Successive Evoluzioni
Tra il 1850 e il 1860 si assistette a numerosi tentativi di realizzare una macchina per scrivere funzionale, che culminarono nel 1868 con il brevetto della macchina di E. Remington & Sons di Ilion, New York, entrata in produzione a partire dal 1873. La prima macchina per scrivere Remington, il cui progetto era stato messo a punto dagli inventori statunitensi Sholes e Glidden, conteneva già molte delle caratteristiche essenziali delle macchine moderne. Le prime macchine Remington scrivevano soltanto in lettere maiuscole: il difetto venne superato nel 1878, quando due nuove invenzioni resero possibile lo spostamento del carrello. La prima consisteva in una leva che abbassava leggermente il carrello quando era necessario stampare le maiuscole; per stampare le minuscole, il carrello veniva riportato nella posizione originale da un'altra leva. La seconda idea consisteva nel doppio tasto, che permetteva di avere lettere maiuscole e minuscole montate sullo stesso martelletto. Questi accorgimenti consentirono di aggiungere numeri e altri simboli alla tastiera, senza aumentarne le dimensioni; inoltre incrementarono la velocità e l'accuratezza di battitura.
Dopo la prima guerra mondiale vennero progettate macchine per scrivere silenziose, nelle quali i martelletti erano azionati attraverso un sistema di leve, con considerevole riduzione del rumore di battitura. In Italia, le prime macchine per scrivere furono prodotte dalla società Olivetti: tra queste, si ricorda la macchina per scrivere Lettera 22, portatile di grande versatilità, rimasta famosa perché prediletta da numerosi giornalisti.

8. Macchine per scrivere elettriche
L'uso delle macchine per scrivere elettriche divenne comune a partire dal 1925, grazie soprattutto all'International Business Machines Corporation (IBM). Queste macchine consentivano, tra l'altro, la correzione degli errori di battitura, l'allineamento a destra e a sinistra, la scrittura con caratteri di altri alfabeti e l'intercambiabilità delle "margherite" dei caratteri.

9. Sviluppi recenti
L'applicazione di comandi elettronici, resa possibile dall'uso di microprocessori e computer, ha trasformato le moderne macchine per scrivere in veri e propri strumenti per il trattamento dei testi, che possono così venire sostanzialmente modificati in fase di battitura. Oggi la macchina per scrivere elettrica è piuttosto considerata un'estensione del computer, a cui viene solitamente collegata, fornendo all'utente la possibilità di eseguire una molteplicità di funzioni automatiche. Vedi anche Microcomputer.



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