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Presentazione dell’opera • Ignazio Silone, pseudonimo di Ignazio Tranquilli, figlio di una tessitrice e di un piccolo proprietario terriero, nasce a Pescina dei Marsi (AQ).
Frequenta dapprima il seminario di Pescina e poi il liceo-ginnasio di Reggio Calabria, ma deve abbandonare gli studi in seguito al terremoto della Marsica del 1915, in cui perderà i genitori e i cinque fratelli.
Rimasto orfano, Silone inizia a frequentare i poveri, volendo difenderli dalle ingiustizie.
Nel 1917 invia all’ ”Avanti” alcuni articoli in cui denuncia le indebite appropriazioni di fondi destinati alla ricostruzione dopo il terremoto.
Nell’immediato dopoguerra si trasferisce a Roma, dove entra a far parte della Gioventù socialista, opponendosi al fascismo fin dalle origini.
Nel 1922 diventa direttore del settimanale romano “L’Avanguardia” e redattore del quotidiano triestino “Il Lavoratore”.
Nel 1930, in seguito ad una crisi, Silone è costretto ad uscire dal partito, soprattutto per la sua opposizione alla politica di Stalin, ed a ritirarsi in esilio in Svizzera, dove vi rimarrà fino al 1945.
Dal 1931 al 1933 fonda e dirige la rivista tedesca “Information” e collabora a “Le nuove Edizioni di Capolago”.
Dal 1945 al 1946 dirige l’ ”Avanti!” e nel 1947 fonda l’ “Europa Socialista”.
Il 18 agosto 1978, dopo una lunga serie di malattie, Silone si spegne in una clinica di Ginevra, fulminato da un attacco cerebrale che in quattro giorni lo porta alla morte.
• Silone pubblica, in tedesco, “Fontamara” a Zurigo, nel 1933.
• Si tratta di una delle prime opere letterarie di Silone. Seguiranno, dal 1934 al 1968, “Der fascismus”, “La scuola dei dittatori”, “Vino e pane”, “Il seme sotto la neve”, “Una manciata di more”, “Il segreto di Luca”, “La volpe e le camelie”, “L’avventura di un povero cristiano”, “Uscita di sicurezza”.
Analisi dell’opera • Questo libro narra la storia dei “cafoni” di Fontamara, che per la loro ignoranza, per la loro povertà e per la loro ingenuità vengono continuamente sfruttati e imbrogliati dalla gente più ricca e più istruita, come l’Impresario oppure Don Circostanza.
Tutto inizia quando a Fontamara viene tolta l’energia elettrica, e poi l’acqua, così che le donne vanno in città per protestare. Da quando queste parlano con l’Impresario, si sussegue una serie di imbrogli, possibili grazie all’ignoranza dei “cafoni”.
Soltanto un uomo, non potendo più restare “con le mani in mano”, offre ad ogni vittima dello strapotere fascista la possibilità di rendere pubbliche le sofferenze e le ingiuste privazioni subite, tramite la stampa di giornali.
Il romanzo si conclude nel momento in cui questo fatto viene scoperto dai fascisti, i quali attaccano Fontamara e alcuni dei personaggi perdono la vita, mentre altri scappano e si chiedono: “Che fare?”
Secondo me questa frase indica la disperazione dei “cafoni”, che non sanno più cose fare di fronte a questi continui imbrogli e disgrazie.
• La vicenda si svolge nei primi anni della dittatura fascista e gli avvenimenti coprono un arco di tempo di una stagione.
• E’ ambientata in un antico luogo di contadini poveri situato nella Marsica. Non viene data particolare importanza alla descrizione dello spazio, in quanto le parole escono dalla bocca di gente non istruita che quindi non si preoccupa di descrivere il paesaggio.
• Il romanzo si basa soprattutto sulla mentalità di Berardo Viola, il più ribelle. Egli fu il primo “cafone” a morire in nome una causa collettiva. Di lui è sottolineata nel testo la potenza fisica.
E’ un personaggio particolare, infatti, benché molto forte e violento, Berardo ha un cuore d’oro ed è molto altruista.
Un altro personaggio importante è Don Circostanza, detto anche “l’amico del popolo” che parteggia sempre per i fontamaresi, ma giocando sulla loro ignoranza; infatti egli rappresenta per i “cafoni” la loro difesa, ma nello stesso tempo la loro rovina.
Secondo me Don Circostanza rappresenta “il cattivo” del romanzo in quanto non credo sia giusto che le persone ignoranti debbano essere imbrogliate, al contrario, bisogna cercare di essere leali nei loro confronti.
Di rilevante importanza è anche Elvira; ella era la ragazza più bella del villaggio, ma soprattutto era molto gentile e delicata, di una modestia e riservatezza straordinarie.
Al di là dell’aspetto fisico, io la ritengo una donna forte ed è questa sua personalità che mi ha stupita: ha infatti avuto il coraggio di donare la propria vita in cambio della salvezza di Berardo.
Anche tutti gli altri personaggi sono importanti, rappresentano “il coro dei cafoni”, che è protagonista di tutti i soprusi e le disgrazie raccontate nel libro.
La scala sociale del paese conosce solo due condizioni: quella dei “cafoni”, che sono braccianti, manovali, artigiani poveri e quella dei piccoli proprietari, ma sono solo i primi a subire le ingiustizie.
• Il narratore è interno ed è rappresentato da una famiglia di “cafoni”, i componenti della quale si alternano a raccontare i vari fatti.
In questo romanzo sono presenti alcuni flashback, che riportano avvenimenti passati; parecchie figure retoriche. Ci sono anche delle brevi frasi tra parentesi che hanno la funzione di anticipare degli avvenimenti, soprattutto disgrazie.
In questo romanzo il tempo del racconto coincide con il tempo della storia e questo si può capire grazie alla notevole presenza di discorsi diretti. Si può infatti notare che le sequenze dialogate sono più numerose delle altre, tanto che si potrebbe facilmente ricavare una partitura recitabile.
A queste sequenze dialogate si alternano parti narrative, che sono importanti in quanto la trama del romanzo è ricca di eventi da raccontare, descritti soprattutto da tramite flashback.
Le sequenze riflessive sono poche, ma importanti perché servono a mostrare l’ignoranza dei “cafoni”.
Nell’organizzazione sintattica del discorso prevale la costruzione paratattica del periodo: le frasi sono semplici e chiare, i periodi brevi e facili da capire.
Il linguaggio adoperato dall’autore è di tipo basso, infatti deve rispecchiare le caratteristiche dei “cafoni”, come l’ignoranza e l’incapacità di esprimersi in un italiano corretto. Il latino e frasi complicate e articolate sono presenti solo quando coloro che parlano sono istruiti e ricchi.
• In questo libro emergono diversi temi, ma il principale è quello della sopraffazione dei più forti e istruiti nei confronti dei “cafoni”.
Un altro tema è quello della povertà, della continua lotta per i bisogni materiali. La povertà è infatti il vero problema, alla base di tutte le liti, sia tra i fontamaresi stessi che tra “cafoni” e borghesi.
Anche al giorno d’oggi la povertà è un grosso problema e c’è sempre maggiore distinzione tra paesi ricchi e paesi sottosviluppati, nonostante siano numerose le opere missionarie.
I fontamaresi sono abbandonati a loro stessi, non c’è nessuno che li aiuti e senza alcun sostegno non usciranno mai dalla loro situazione disastrosa.
L’intenzione dell’autore è quella di denunciare l’oppressione e i soprusi subiti dai contadini meridionali. drugrevenue.com
Conclusione
• Questo libro mi è piaciuto molto, soprattutto per il fatto che svolge la funzione di una critica contro le ingiustizie e contro i soprusi sui poveri e gli ignoranti, i quali non sono capaci di affrontare una società che li vuole solo ingannare e sfruttare.
Inoltre le frasi semplici e chiare rendono la lettura scorrevole e poco impegnativa.
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