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1. Introduzione
La Musica è l'arte di combinare in maniera organizzata i suoni nel tempo e nello spazio. Componente fondamentale di ogni cultura, la musica si caratterizza per la grande varietà di forme e tecniche che essa presenta a seconda delle aree geografiche e dei periodi storici.
2. Definizioni Culturali
Nella cultura occidentale, la musica viene definita come un'arte che opera sulla combinazione dei suoni; l'artefatto così prodotto, che deve seguire una logica interna e mostrare una struttura intelligibile, richiede una specifica abilità sia nell'atto della creazione sia in quello della riproduzione.
Esistono tuttavia zone di confine indefinite tra la musica e altri fenomeni acustici, e le varie culture hanno opinioni diverse in merito alla musicalità di uno stesso suono. Così, ad esempio, una semplice cantilena tribale, uno stile di canto semiparlato o un brano composto dal programma di un computer possono essere o meno accettati come musica dai membri di una data società o di uno specifico sottogruppo. Anche il contesto può determinare la definizione di un suono come musica. I rumori prodotti da una fabbrica, ad esempio, non sono considerati un'espressione artistica, a meno che non facciano parte di una composizione controllata creativamente (vedi Musica concreta). emedoutlet.com
3. La Musica come sistema culturale
Ogni società possiede una propria musica così come possiede una propria lingua: vale a dire un sistema autonomo entro il quale si svolge la comunicazione musicale e che, proprio come la lingua, deve essere appreso per essere capito.
Molteplici sono gli aspetti da considerare all'interno di un sistema musicale di una determinata società: il grado di competenza dell'esecutore (musicista professionista o dilettante), il livello sociale del produttore e del fruitore (musica d'élite, musica popolare, musica di massa ecc.) e la modalità di trasmissione (orale, scritta, diffusa tramite mass media). In Occidente e nelle culture elevate dell'Asia si possono distinguere tre suddivisioni fondamentali: la musica "d'arte" o "colta", composta ed eseguita da specialisti e professionisti; la musica "popolare" o "folclorica", appannaggio degli strati più bassi della popolazione – spesso quella rurale – e trasmessa oralmente; la musica "leggera", eseguita da professionisti, diffusa attraverso radio, televisione, dischi, film e stampa, e consumata dalla massa del pubblico urbano.
4. Organizzazione dei suoni
La musica può essere definita come la compresenza in un suono di due elementi: altezza e durata, ovvero melodia e ritmo. L'unità minima di organizzazione musicale è la nota: un suono, cioè, che possiede una data altezza e una specifica durata. La musica dunque consiste nella combinazione di singole note che si presentano in successione (melodia) o simultaneamente (armonia) o, come nella maggior parte della musica occidentale, in entrambe le forme.
La melodia
In un sistema musicale, la creazione di una melodia comporta la scelta di note tra una serie prestabilita denominata scala, che in pratica è un gruppo di altezze separate da specifici intervalli (la distanza in altezza tra una nota e l'altra). La scala della musica occidentale del XVIII e XIX secolo è la scala cromatica, rappresentata dalla tastiera del pianoforte con le sue ottave di dodici note equidistanti: il compositore sceglie tra queste note per produrre la sua musica. Gran parte della musica occidentale si basa anche sulle scale diatoniche: scale che hanno sette note in ogni ottava, come i tasti bianchi del pianoforte. Nelle scale diatoniche e in quelle pentatoniche – quelle con cinque note per ottava – comuni nella musica popolare, le note non sono equidistanti.
Il ritmo
La gestione del tempo nella musica è espressa da concetti come la durata delle note e i rapporti tra tali durate, i gradi di relativa accentuazione delle diverse note e, in particolare, il ritmo.
La maggior parte della musica occidentale è costruita entro una struttura metrica, ossia uno schema di battute che ricorrono con regolarità. Questa struttura può essere esplicita (come nella marcia, in cui il tempo è scandito dalla grancassa) o implicita (come spesso avviene nella musica sinfonica o strumentale). Le tre misure, o battute, più comuni nella musica occidentale sono quelle in quattro tempi (con un accento principale sul primo e uno secondario sul terzo), in tre tempi (accento sul primo) e in sei (primario sul primo e secondario sul quarto). Convenzionalmente vengono denominati ¹, µ e ½. Assai più complessi sono i ritmi della musica colta occidentale del Novecento, della musica indiana classica e delle percussioni dell'Africa occidentale. Altre musiche, inoltre, sono strutturate senza un tempo regolare, come alcuni generi indiani e mediorientali, o come il canto liturgico cristiano, ebraico, islamico e buddhista.
Altri elementi musicali
Grande importanza nella composizione della musica ha inoltre l'organizzazione dei suoni prodotti simultaneamente. Due o più voci che cantano insieme possono essere percepite come diverse fonti sonore che producono melodie indipendenti ma collegate (contrappunto); oppure può acquistare rilievo la relazione tra i singoli elementi di un gruppo di note simultanee (accordo), o la modificazione nel tempo di tali gruppi (armonia).
Il timbro, ossia la qualità del suono, è l'elemento musicale che distingue le caratteristiche sonore dei vari strumenti musicali e delle voci umane: quell'elemento, cioè, che fa percepire come diverse due note (identiche per altezza, intensità e durata) emesse, ad esempio, da un violino e da una tromba.
Un'importante caratteristica della musica è la sua "trasportabilità": uno stesso motivo può essere eseguito a vari livelli di altezza, e sarà sempre riconosciuto purché vengano mantenuti costanti i rapporti di intervallo tra le note. Analogamente, un modulo ritmico conserva la sua identità, indipendentemente dalla velocità con cui lo si esegue.
Questi elementi della musica sono usati per organizzare brani che possono andare dalle più elementari melodie formate su una scala di tre note e della durata di pochi secondi (come nella musica etnica), a composizioni di grande complessità quali l'opera lirica o la sinfonia. L'organizzazione della musica di norma comporta la presentazione preliminare del materiale di base; questo può essere riproposto, identico o con modifiche (variazione), può essere alternato con altro materiale, oppure può procedere presentando materiale sempre nuovo. In generale, quasi tutti i brani musicali contengono delle ripetizioni: singole note, brevi gruppi di note (motivi), o unità più lunghe come melodie o sequenze di accordi (spesso chiamate temi).
5. Gli Strumenti
Eccetto rare eccezioni, ogni società umana produce e utilizza strumenti musicali. Tra quelli più semplici vi sono le bacchette battute tra loro, i bastoni dentellati che vengono sfregati, le nacchere; anche parti del corpo, come le mani e le cosce, vengono percosse per produrre un suono. Vedi anche Strumenti a percussione. Più elaborati, e di uso relativamente meno istintivo ma quasi altrettanto universali, sono gli strumenti a fiato e gli strumenti a corda. L'osservazione casuale del suono prodotto dal vento soffiando in una canna spezzata può essere stato l'evento che ha portato, praticamente in ogni civiltà, alla fabbricazione dei primi flauti, così come la vibrazione della corda di un arco da caccia può essere stato all'origine della nascita della famiglia, ricchissima e via via sempre più elaborata, degli strumenti a corda. Strumenti molto complessi posseggono una grande flessibilità non solo per quanto riguarda le altezze prodotte, ma anche i timbri. Il pianoforte, ad esempio, articola la scala cromatica dall'altezza più grave alla più acuta tra quelle usate nel sistema occidentale e risponde alla diversità del tocco con ampie variazioni nella qualità del suono. Sfruttando i principi dell'elettronica, la tecnica moderna ha creato strumenti dotati di una flessiblità praticamente infinita (vedi Musica elettronica).
6. Il ruolo sociale della Musica
La musica costituisce una componente fondamentale delle funzioni religiose, dei riti civili e, in maniera più generale, di alcune forme di intrattenimento (teatro, cinema ecc.).
La funzione originaria della musica è quella legata ai rituali religiosi. Il suo utilizzo nelle cerimonie cristiane ed ebraiche potrebbe essere un residuo dell'originario ruolo di comunicazione con il soprannaturale che essa svolgeva all'interno delle società primitive. In molte culture, tuttavia, essa è anche un'attività fine a se stessa. Nella società occidentale del XX secolo, ad esempio, uno degli usi più diffusi della musica è rappresentato dal suo ascolto in una sala da concerto, alla radio o attraverso registrazioni discografiche. Un'altra funzione della musica, meno evidente, è quella dell'integrazione sociale. Per alcune minoranze (ad esempio, in America, i gruppi etnici neri o di origine europea) essa può fungere da legame di appartenenza e rafforzare l'identità di gruppo. La musica può infine avere una funzione simbolica: può rappresentare idee o eventi extramusicali o sottolineare le idee presentate in forma verbale nelle opere liriche, cinematografiche (vedi Colonna sonora) e nelle canzoni.
7. Le Regioni Musicali
Ogni cultura possiede una propria musica, e le tradizioni di musica classica, folclorica e leggera di una determinata regione sono di solito strettamente collegate tra loro e facilmente riconoscibili come parti di un unico sistema. I popoli del mondo possono essere raggruppati musicalmente in grandi aree, ognuna delle quali è caratterizzata da un tipico idioma musicale: l'Europa e l'Occidente; il Medio Oriente e l'Africa settentrionale; l'Africa subsahariana; l'Asia centrale e il subcontinente indiano; il Sud-Est asiatico e l'Indonesia; l'Oceania; la Cina, la Corea e il Giappone; le culture indigene delle Americhe. Tutte coincidono grosso modo con aree determinate da precisi rapporti culturali e storici, ma non corrispondono necessariamente ad aree accomunate da una vicinanza linguistica.
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