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I progressi della scienza consentono oggi di operare interventi straordinari ed un tempo inimmaginabile per la sopravvivenza e una migliore qualità di vita di individui altrimenti destinati a morire. Rifletti sugli aspetti umani, sociali ed etico-giuridici connessi alla donazione e al trapianto di organi.
SVOLGIMENTO
Il trapianto di organi è un intervento di microchirurgia estremamente complesso che comporta la sostituzione di un organo compromesso nelle sue funzioni con un altro organo. Il trapianto di organi può essere fatto con organi interi oppure tessuti in particolare e possono essere realizzati attraverso l'asportazione di organi da persone già " clinicamente decedute " o da persone ancora vive. Inoltre oggi è possibile il trapianto di organi e tessuti da organismi animali grazie all'ingegneria genetica. Ma c'è ancora un tipo di trapianto in fase di sperimentazione molto avanzata, ovvero il trapianto da " clone ", che sta ultimamente facendo scaturire numerose polemiche.
Nella storia della scienza si inizia a parlare di trapianti nel 1902, quando un chirurgo francese scoprì per primo il metodo per saturare i vasi sanguigni tra loro, e solo grazie a questa fondamentale scoperta si poté pensare al trapianto di organi come possibile passo futuro. In seguito, infatti, durante la seconda guerra mondiale, a causa dei numerosi casi di ustionati per bombardamenti, fu tentato il trapianto di innesto cutaneo, scoprendo così un altro passo fondamentale e gli eventuali problemi di compatibilità biologica, ovvero il cosiddetto " rigetto ". Il primo trapianto vero e proprio fu effettuato negli Stati Uniti nel 1954; venne eseguito un trapianto di rene da donatore vivente. In seguito fu studiato e infine trovato un farmaco che potesse contenere il rigetto dell'organo estraneo; il nostro organismo infatti può determinare delle reazioni di rigetto, poiché non riconosce come propri alcune caratteristiche dell'organo estraneo, comportando così l'insuccesso del trapianto.
Il passo più importante e più clamoroso venne effettuato dal professor Barnard quando, nel 1967, eseguì il primo trapianto di cuore.
Col passare del tempo i trapianti andarono via via perfezionandosi, soprattutto i trapianti di cuore, che anche ultimamente hanno suscitato tutta una serie di discussioni sia per i trapianti di cuore da animali vicino all'uomo, sia per le alterazioni della personalità in seguito al trapianto di cuore. Infatti dopo il caso Baby Fae, ovvero del trapianto del cuore di scimmia in una bambina, vennero manifestate forti polemiche tra medici, filosofi e teologi ponendo come problema principale il problema dell'alterazione della personalità del ricevente. Venne evidenziato in seguito che dopo il trapianto di cuore venivano registrati notevoli mutamenti psicologici nella personalità, con una serie di gravi problemi tra cui quello della identità. Tutto questo, secondo me, non perché realmente il trapianto comporti questi problemi, ma perché ormai ci si è fatta l'assurda idea che il cuore sia la sede dei sentimenti, del carattere e dell'amore, da credere che il trapianto di cuore sia il trapianto dei sentimenti della persona o dell'animale donatore.
Ancora più vivaci sono state le discussioni sul trapianto di cervello. Negli Stati Uniti sono stati effettuati una serie di studi dal professor White, che è riuscito a conseguire con successo una serie di trapianti di cervello di animali. Secondo White è ormai tecnicamente possibile trapiantare " la coscienza umana ", anche se una schiera di studiosi tra cui il premio Nobel Jeau Doussot, sono in netto contrasto con White per il fatto che corpo e cervello sono indiscutibilmente legati assieme per l'elaborazione del comportamento e del pensiero e che qualora si arrivasse realmente a un possibile trapianto cerebrale, qualunque sia la soluzione di simile intervento, vi sarà sempre il problema pazzesco se permane o no l'identità di colui da cui è stato asportato il cervello, o una possibile mescolanza fra la personalità di uno e il comportamento dell'altro.
Oggi la tecnica di trapianto degli organi è evoluta tanto che gli organi artificiali sono passati al secondo posto, trovando al primo posto le mutazioni genetiche e il cosiddetto " trapianto da clone ". Gli scienziati che hanno creato il clone di pecora Dolly affermano, infatti, che da ogni persona sia possibile ricavare una cellula da cui verrebbe clonato il nostro " gemello ". Il nostro nuovo fratellino verrebbe fatto crescere di due settimane e poi immediatamente ibernato, pronto per essere utilizzato come una banca personale degli organi, da cui potremmo ottenere l'organo di cui abbiamo bisogno senza possibilità di rischiare il rigetto o di ogni altro tipo di incompatibilità.
Affianco a tale scienza che con gli anni fa passi da gigante però vi sono sempre tanti problemi, di cui buona parte sorti da una grande potenza quale è la Chiesa. I problemi che solleva la Chiesa sono legati non alla donazione degli organi bensì a una serie di esperimenti che vanno contro la sua morale e di quella del Papa . Non ho niente contro il Papa e la Chiesa, ma secondo me qualsiasi scoperta o innovazione che possa salvare una vita umana deve essere indiscutibilmente utilizzata, quindi sono favorevole all'intervento Baby Fae, ai trapianti di cervello e ai trapianti di clone.
Ma non è finita qui! Una discreta percentuale dei cittadini italiani tra cui persino medici, dicono che sono contrari all'asportazione dei propri organi o degli organi di un parente deceduto a tal punto che: alcuni hanno preferito lasciar morire altri pur di non donare loro l'organo dello zio ormai defunto, perché? Beh, perché fa ribrezzo pensare di andare a portare i fiori a un corpo martoriato, ma se non imbalsamato, secondo me, difficilmente un corpo dopo morto potrà stare tanto tempo intatto; altri hanno preferito lasciare il proprio vicino di casa al suo destino, dopo ben trent'anni di presunta amicizia, solo perché " ultimamente da vivo ", gli stava antipatico; o addirittura, medico-chirurghi che si astengono dall'operare pazienti in avanzato stadio terminale per via puramente religiosa. Sinceramente, non capisco perché una persona decida di diventare medico-chirurgo se la propria religione gli impedisce di compiere alcuni atti e non capisco perché una persona possa essere tanto avara da lasciar morire una vita umana per un organo che tanto non potrà servire più a nessuno.
Essendo solo mia la responsabilità non avrei alcun problema a donare un organo di un mio parente, a meno che, prima di morire, non sia già stato chiaro e conciso che non voleva donarne nemmeno uno. Preferisco decidere di donare, una volta morto, tutti i miei organi e pensare che una parte di me sia ancora viva e sia servita ad aiutare una vita umana, piuttosto che lasciarli marcire e deteriorare sotto due metri di terra. cheapodrugs.com
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