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Per sindone, dal termine greco sindon (tela di lino) s'intende il tipico lenzuolo funerario, o sudario, che avvolgeva il cadavere dei morti di circa 2000 anni fa. Per noi cristiani la " Sindone " rappresenta il telo che secondo la leggenda avvolse Gesù Cristo dopo la sua morte.
La Sindone, che misura 4,36 m di lunghezza per 1,10 m di larghezza e pesa approssimativamente 2,450 Kg, è conservata attualmente nel duomo di Torino. Prima di arrivare dove è tuttora custodita ha subito numerosi trasferimenti; da Gerusalemme fu trasferita durante le crociate del IV° sec. a Costantinopoli, successivamente Chambéry (Francia); dopo alcuni anni fu consegnata ai Savoia che la cedettero allo Stato Pontificio dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Nella Sindone vi è rappresentato un uomo letteralmente martoriato sia davanti che dietro, dove ha subito 700 flagellate. Vi sono numerose tracce di sangue all'altezza del capo da dove si è capito che le spine non erano a forma di corona, ma a forma di casco; nel viso vi sono rappresentate numerose contusioni, come la frattura del setto nasale, e un gonfiore all'altezza dello zigomo destro, nel costato vi è traccia di una ferita da taglio tra la quinta e la sesta costola. L'uomo della Sindone è rappresentato con sole quattro dita per mano: questo spiega la conficcazione dei chiodi nei polsi che causano la rigidità dei pollici che tendono a nascondersi nel palmo della mano. Alla sindone sono stati effettuati numerosi esami tra i quali quello del carbonio 14, il quale ha datato la Sindone verso il 1300-1350 d.C.; questo esame non viene ritenuto attendibile, poiché da un esperimento fatto successivamente, il quale consisteva nel prendere un lenzuolo del tempo di Gesù, nel dividerlo in due e fare ad un pezzo i trattamenti che ha subito la Sindone, compreso il carbonio 14, e si è visto che il lenzuolo dal quale si conosceva la data, è stato ringiovanita di mille anni. Nella Sindone è stata analizzata col microscopio a scansione elettronica, e si sono individuate due monete del 28 d.C. sopra gli occhi che servivano presumibilmente a tenere le palpebre chiuse dopo la morte.
La Sindone ha subito alcuni incendi tra i quali ricordiamo quello del Cinquecento dove è stata danneggiata gravemente, e poi ricucita dalle clarisse; tra gli ultimi incendi che ha subito, vi è quello dello scorso ottobre, nel duomo di Torino, che fu salvata dall'intervento dei vigili del fuoco (come si vede nella foto sotto).
É difficile scrivere la parola "fine" quando si parla di Sindone. Le diverse scienze impegnate a decifrare questo "oggetto impossibile" si suddividono in mille branche specialistiche, e come tanti ruscelli si diramano verso un oceano di informazioni, dati, ipotesi, acquisizioni, che spesso si intersecano e si sovrappongono. Al punto che un vero sindonologo dovrebbe avere una mente enciclopedica.
Una cosa è certa: la Sindone non è un falso. Con nessuna tecnica si poteva fabbricare nel Medio Evo, né si riesce tuttora, a ottenere qualcosa di simile con tutta la tecnologia moderna. A chi ancora gira con la vecchia lettera di Pierre d'Arcis fra le mani, si oppone la fluorescenza a raggi X, che non ha trovato la minima traccia di pigmenti pittorici. Nessun bassorilievo riscaldato o altre diavolerie simili riescono a spiegare la formazione di quell'immagine straordinaria. In nessun modo, per caso o per astuzia, con la delicatezza dell'arte o la barbarie di un omicidio, si potevano avere tutte le cognizioni necessarie e le possibilità di applicarle alla realizzazione di un oggetto così singolare e complesso.
É inevitabile allora un interrogativo: se non è un falso, cos'è?
Una delle tante assurdità che sono state affermate in merito alla Sindone è la pretesa che il sangue presente su di essa non sia normale ma un "supersangue".
Tutto è partito da un'errata interpretazione della presenza del ferro nell'antico lino: ### ###, impiegato dell'### di ###, ha considerato tutto quello misurato sulle macchie di sangue come ferro legato all'emoglobina, dimenticando che quello che più abbondante si trova dappertutto legato alla cellulosa. Con calcoli tutti suoi, ne ha dedotto in proporzione un quantitativo di globuli rossi pazzesco: più di undici milioni per mm3, invece dei normali cinque milioni.
Così è nata la fantastica teoria delle macchie formate al momento della risurrezione a opera di un supersangue. Durante la passione il sangue avrebbe dovuto essere incoagulabile per i traumi subiti (ipotesi priva di fondamento) e comunque di esso non vi sarebbe più traccia sia per l'accurato lavaggio praticato (molto improbabile, secondo i Vangeli), sia per un temporale abbattutosi sul Calvario per tre ore, che avrebbe del tutto ripulito il corpo del crocifisso! Questo temporale dichiarato "storicamente dimostrato" in realtà c'è solo in qualche vecchio film...
Al momento della risurrezione delle ferite sarebbe uscito "un super-sangue, appartenuto a un uomo di eccezionale vitalità e nelle più splendide condizioni di salute".
In realtà avere sei milioni di globuli rossi per mm3 è già considerato patologico e un sangue con undici milioni di globuli rossi per mm3 (o addirittura venti, come egli ha calcolato riguardo alla ferita del costato) sarebbe talmente denso da non poter circolare. norxshop.com
Le date della Sindone
30 d.C. - 1995 d.C.
30 d.C. La sera del 7 aprile il corpo di Gesù viene posto nel sepolcro avvolto " in un candido lino ". La mattina di Pasqua il lenzuolo viene trovato vuoto (Gv 20,5-6).
II sec. Arriva a Edessa una particolare immagine su tela del volto di Gesù.
525 Durante i restauri della chiesa di Santa Sofia di Edessa viene riscoperta l'immagine del volto di Gesù detta mandylion (fazzoletto). É un'immagine straordinaria, "non fatta da mani umane" (identificabile con la Sindone ripiegata in modo da far vedere solo il viso).
1147 Luigi VII, re di Francia, venera la Sindone durante la sua visita a Costantinopoli.
1204 Robert de Clary, cronista alla IV crociata, scrive che la Sindone sparì da Costantinopoli. È probabile che il timore della scomunica comminata ai ladri di reliquie ne abbia provocato l'occultamento.
1356 Geoffroy de Charny, cavaliere crociato omonimo del precedente, consegna la Sindone ai canonici di Lirey, presso Troyes, in Francia. Il prezioso telo era in suo possesso da almeno tre anni.
1389 Pierre d'Arcis, vescovo di Troyes, proibisce l'ostensione della Sindone.
1453 Marguerite de Charny, discendente di Geoffroy, cede il lenzuolo ad Anna di Lusignano, moglie del duca Ludovico di Savoia, che lo custodirà a Chambéry.
1532 Incendio a Chambéry la notte fra il 3 e il 4 dicembre: l'urna rivestita d'argento che custodisce la Sindone ha un lato arroventato che brucia il telo lungo le pieghe e alcune gocce di metallo fuso attraverso i diversi strati. Due anni dopo le clarisse cuciranno i rattoppi oggi visibili.
1578 Emanuele Filiberto trasferisce la Sindone a Torino, per abbreviare il viaggio a san Carlo Borromeo che vuole venerarla per sciogliere un voto. Ostensioni per particolari celebrazioni di Casa Savoia o per giubilei si succedono circa ogni trent'anni.
1694 Il 1° giugno la Sindone viene sistemata definitivamente nella cappella eretta dall'architetto Guarino Guarini, annessa al duomo di Torino. In quell'anno il beato Sebastiano Valfrè rinforza i rattoppi e i rammendi.
1898 Prima fotografia, eseguita da Secondo Pia fra il 25 e il 28 maggio. L'emozionante scoperta del negativo fotografico rivela con incredibile precisione le sembianze dell'Uomo della Sindone. Iniziano studi e ricerche, soprattutto medico-legali.
1939/1946 Durante la seconda guerra mondiale, la Sindone viene nascosta nell'abbazia di Montevergine (Avellino).
1973 Prima ostensione televisiva in diretta (23 novembre).
1978 Celebrazione del IV centenario del trasferimento della Sindone da Chambéry a Torino, con ostensione pubblica dal 26 agosto all'8 ottobre e Congresso internazionale di studio. In questa occasione numerosi scienziati italiani e stranieri, la maggior parte statunitensi, per centoventi ore consecutive effettuano misure e analisi sulla reliquia per compiere un'indagine scientifica multidisciplinare.
1983 Il 18 marzo muore Umberto II di Savoia: nel testamento dona la Sindone alla Santa Sede. Per decisione papale la reliquia resta a Torino ed è affidata alla custodia del cardinale arcivescovo Anastasio Ballestrero.
1988 Dalla Sindone viene prelevato un campione di tessuto per sottoporlo alla datazione col metodo del radiocarbonio. In base a questa analisi la Sindone risalirebbe al Medio Evo, a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 d.C. Le modalità dell'operazione e l'attendibilità del metodo per tessuti contaminati come la Sindone non sono ritenute valide da numerosi studiosi.
1992 Il 7 settembre viene effettuata una ricognizione del sacro telo da parte di esperti invitati a suggerire iniziative e interventi idonei a garantire la migliore conservazione.
1995 Lo scienziato russo Dmitri Kouznetsov dimostra sperimentalmente quanto già aveva affermato in un convegno tenutosi nel 1993 a Roma, cioè che l'incendio del 1532 ha modificato la quantità di carbonio radioattivo presente nella Sindone alterandone così la datazione, riconducibile al sec. I d.C. I cardinale Giovanni Saldarini , arcivescovo di Torino e custode della Sindone, annuncia le due ostensioni, del 1998 (18 aprile - 14 giugno) per il centenario della prima fotografia, e del 2000 (29 aprile - 11 giugno) per il Giubileo.
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